CUNEO - Festival di Sanremo: ecco tre artisti su cui punta la redazione di Cuneodice.it

Stasera comincia la kermesse canora più importante d'Italia. Soprattutto un fenomeno di costume, ma Claudio Baglioni ha riportato la musica al centro...

Samuele Mattio 05/02/2019 16:29

Stasera, martedì 5 febbraio, comincia il Festival di Sanremo. L'evento, anche se non si svolge entro i confini della nostra provincia, ha comunque un legame con il nostro territorio. Non per motivi intrinsechi, ma semplicemente perché la percentuale di cuneesi che ogni anno si recano in riviera per seguire da vicino le vicissitudini della kermesse canora più popolare d'Italia è molto elevata. 
 
Altrettanto alti sono i numeri dei residenti nella Granda che seguono ciò che accade all'Ariston davanti al piccolo schermo, ma questo si verifica anche in Irpinia o in Ciociaria e non è elemento distintivo, ma piuttosto aggregante. Il Festival unisce tutta Italia e non solo sul suolo patrio, in quanto la dimensione internazionale assunta ne esporta non solo la musica, ma anche usi e costumi. Basti guardare al successo che hanno ancora oggi star del passato sanremese nei paesi dell'ex Unione Sovietica. In Russia e dintorni Pupo è considerato alla stregua di Elton John, mentre i Ricchi e Poveri possono essere messi sullo stesso piano dei Pink Floyd. Si esagera? Sì, ma neanche troppo.
 
In ogni caso si tratta di un evento di costume di cui, volenti o nolenti, sentiremo parlare per un'intera settimana. E c'è da scommettere che anche i più critici, “Quelli che non guardano Sanremo, o meglio la tv” tenderanno le orecchie per ascoltare quale pezzo ha portato quell'artista di cui avevano perso le tracce o rimarranno invischiati in qualche discussione sul monologo irriverente di questo o quel comico. 
 
L'aspetto musicale sembra, per molti versi, passare in secondo piano rispetto al grande carrozzone allestito nella città dei fiori, ma è anche vero che la direzione di Baglioni, al netto delle polemiche sul presunto conflitto d'interessi, sembra aver riportato le sette note al centro del palcoscenico già dallo scorso anno. E, pur con l'umiltà che ci contraddistingue (non ambiamo ad avere la presunta credibilità di un Bertoncelli o un prete), diamo tre nomi su cui puntare. Non per la vittoria finale della kermesse, ma almeno per l'ascolto di quanto prodotto finora e chissà che...
 
Tra le new-entry più interessanti che saliranno sul palco dell'Ariston ci sono certamente gli Zen Circus. Il gruppo fondato nel 1994 a Pisa da Andrea Appino e Marcello Bruzzi è, per qualità di testi e musica, una garanzia del rock-indie italiano. Roba forte, decisamente superiore rispetto al dualismo Vasco-Liga che non ha fatto altro che abbassare il livello del genere negli ultimi trent'anni, in una continua corsa al ritornello più accattivante e al testo banale. Appino e compagni si presentano con il pezzo 'L'amore è una dittatura'. Non ci sbilanciamo prima dell'ascolto, ma sulla discografia degli 'Zen' possiamo garantire. Da 'Ilenia' a 'L'anima non conta', fino alla liberatoria 'Andate tutti affanculo', i pezzi degni di nota sono più di uno e non è certamente possibile, per ragioni di spazio (e voglia dell'articolista) citarli tutti. Discorso a parte per un vero e proprio capolavoro, 'Il testamento', singolo e primo album da solista di Appino. Si tratta di una canzone dedicata al regista Mario Monicelli e al suo suicidio che tocca livelli altissimi. Insomma, per farla breve, per il gruppo toscano avremo un occhio, anzi 'un orecchio' di riguardo.
 
Grande curiosità anche per gli Ex-Otago. Anche in questo caso si tratta di un gruppo che, come gli Zen Circus, ha fatto una lunga gavetta sui palchi di provincia prima di approdare sulla rete ammiraglia Rai nella trasmissione canora più importante dell'anno. La band genovese suona insieme dal 2002 e si presenta a Sanremo con 'Solo una canzone'. La discografia degli Ex-Otago è caratterizzata da brani dal facile ascolto, ma dalle musicalità originali e particolari. Insomma, non è il solito 'pop', anche se in qualche modo ambisce ad esserlo. Tra i brani più particolari e significativi del gruppo di Maurizio Carducci c'è 'Marco corre', vale a dire un pezzo dedicato a un cuneese illustre: si tratta dell'arcinoto corridore Marco Olmo. Il brano è una vera e propria chicca, leggero, ma allo stesso tempo malinconico “medaglie e medaglie, ma su nel paese non si vive di corse”. Un parallelismo con la filosofia 'fagioli e patate' di Olmo, già ripresa nei suoi libri che spesso raccontano di analogie con quel 'Mondo dei Vinti' di revelliana memoria. 
 
Il terzo ed ultimo 'artista' su cui siamo pronti a scommettere è ancora una volta... un gruppo. La scelta è chiaramente dettata dal caso, non da una particolare predilezione nei confronti delle band, ma ad entrare nella nostra personalissima 'Top three' non potevano essere che i Negrita. Per Paolo Bruni (Pau) e compagni si tratta di un ritorno in Riviera dopo 16 anni. Come gli appassionati di musica sanno il nome della band s'ispira al pezzo dei Rolling Stones 'Hey, Negrita'. 'I ragazzi stanno bene', brano portato alla corte di Claudio Baglioni è qualcosa più di una canzone, ma un vero e proprio manifesto dopo venticinque anni di carriera. Un quarto di secolo trascorso senza picchi da tormentone estivo, ma con una qualità costantemente tendente all'alto. La hit dei Negrita sarà certamente destinata a far discutere per un riferimento alla questione migranti. “Per far pace con il mondo dei confini e passaporti, dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto” recita la canzone che è un invito a tenere la schiena dritta. Pare la canzone sia una 'bomba' e non solo per il vespaio di polemiche che susciterà, ma anche dal punto di vista musicale. 
 
Insomma, non ci resta che aspettare. Questi sono nostri tre nomi per quanto riguarda quanto la discografia passata, chissà se sapranno mantenere le nostre aspettative anche all'Ariston. Noi siamo pronti a scommetterici: oramai per scoprirlo non c'è molto da attendere...

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