CUNEO - Fusione tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo: progetto concreto o utopia?

L’amministrazione del capoluogo ci pensa (in camera caritatis). Il sindaco borgarino Beretta apre: ‘Se ne può parlare’. Da Boves Paoletti...

Samuele Mattio 03/09/2019 20:15


In questi giorni l’ipotesi della potenziale fusione tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo ha fatto molto discutere tra il Gesso e lo Stura. A lanciare la pietra nello stagno è stata l’apertura de ‘La Guida’ dello scorso giovedì 29 agosto: il settimanale della diocesi cuneese ha ipotizzato, in un articolo a firma Massimiliano Cavallo, l’unione tra i due municipi. Un progetto ambizioso che rafforzerebbe il ruolo del capoluogo provinciale portando a oltre 68 mila gli abitanti – ‘doppiando’ Alba, che negli ultimi anni ha esponenzialmente accresciuto il suo potere economico, ma resta ‘sterile’ sulla crescita demografica – e aumenterebbe a 142 chilometri quadrati la sua superficie, diventando il quinto comune più esteso della provincia (dietro ai montani Vinadio, Entracque, Valdieri e Acceglio).

Secondo l’articolista i vantaggi maggiori, oltre al cospicuo contributo una tantum, sarebbero da ricercare in un miglioramento della capacità di reperire fondi europei relativi al territorio montano. Potremmo integrare trovando decine di buoni motivi per cucinare l’unione, non ultimo, come scritto, ‘l’albacentrismo’ al quale gli amministratori del capoluogo faticano a mettere argine. Con la Langa e il Roero sempre più orientati verso Asti e Monferrato – ne è testimone il recente accorpamento tra Atl – Cuneo è costretta a battere nuove strade per continuare a recitare il ruolo da guida del territorio tagliato su misura per lei dal ‘nemico-amico’ Napoleone Bonaparte all’inizio del XIX secolo.

Dalle parti di Palazzo Civico nessuno sembra voler andare oltre le frasi di circostanza, ma è evidente che l’amministrazione ha fatto più di un pensiero su un’espansione verso i monti. La parola che più si sente proferire dalle parti di via Roma pedonale, al momento esclusivamente in camera caritatis, è ‘opportunità’. Il vantaggio di avere il territorio del capoluogo di provincia che dall’oggi al domani si ritrova ‘porta’ di tre valli importanti per turismo e viabilità (Gesso, Stura e Vermenagna) è un’occasione ghiotta al netto di qualsiasi contributo. 

I più smaliziati avranno notato che il lancio della possibilità è avvenuto senza esposizioni dirette. L’impressione che circola tra i bene informati è che qualche ‘spiffero’ sia più o meno volontariamente trapelato dagli uffici comunali alle pagine del settimanale diocesano con il fine di tastare il polso della popolazione.

Come prevedibile sotto la collina di Monserrato nessuno si è strappato le vesti per la gioia. A leggere i commenti sui social, l’idea di diventare ‘una frazione’ di Cuneo non ha entusiasmato i borgarini, ma saranno i prossimi eventuali passaggi a misurare qual è l’effettivo ‘sentiment’ della popolazione sull’argomento.

La prima fusione per incorporazione in provincia di Cuneo è stato avviata lo scorso anno tra Busca e Valmala. Nonostante l’apparente semplicità dell’inglobare un paese di neppure cinquanta abitanti a un municipio che ne conta più di diecimila, le amministrazioni avevano intrapreso un lungo percorso di divulgazione sui vantaggi che avrebbe portato l’unione. Discorso analogo per Saluzzo-Castellar e Santo Stefano Belbo-Camo, che a stretto giro di posta hanno seguito il Comune guidato da Marco Gallo, entrando ufficialmente in funzione ‘a braccetto’ il primo gennaio di quest’anno.

Se le azioni di inglobamento di comuni che contavano oramai poche decine di anime sono state preparate con tutti i riguardi del caso, non è necessario spendere una parola sulla delicatezza con cui si dovrà muovere una classe dirigente che ha l’ambizione di concludere un passaggio storico fondamentale per il futuro di questo territorio con ‘l’annessione’ del comune più popoloso della Granda (ad esclusione delle sette sorelle) in quello del capoluogo. Impossibile pensare a una fusione ‘a freddo’ che tenga solamente conto del confine amministrativo: serve un coinvolgimento della popolazione e non solo per mera retorica, in quanto la decisione, oltreché dai due consigli comunali, dovrà essere avallata dalla popolazione in un ‘doppio’ referendum. Il tutto senza ponderare gli ostacoli pratici del caso: toponomastica, rappresentanza, gestione dei servizi, et cetera.

Pur negando contatti diretti, il sindaco di Borgo San Dalmazzo, Gian Paolo Beretta, seppur prudentemente, ha aperto al dialogo sul tema: “Non escludo l’eventualità, se ne potrà parlare con il collega Federico Borgna – ha detto il primo cittadino – Si analizzeranno tutti i dati e si approfondiranno le caratteristiche. Non c’è soluzione di continuità (territoriale n.d.r.) tra Cuneo e Borgo, quindi è un possibilità che può essere presa in considerazione dati gli ingenti investimenti che lo Stato fa nelle fusioni”.

A Borgo la porta è aperta (almeno per un confronto), ma giusto al di là del fiume Gesso c’è chi vede con perplessità un’unione tra l’antica Pedona Dalmatia e l’altipiano. Si tratta del sindaco di Boves (e segretario provinciale di Forza Italia) Maurizio Paoletti che, nemmeno troppo velatamente, insinua che il piano dell’amministrazione guidata da Federico Borgna ci sia eccome e sia più ambizioso di quanto trapelato, contemplando una più articolata 'espansione' verso sud.

“Solo qualche mese fa la lista mia avversaria alle amministrative (del candidato sindaco del centrosinistra Gianni Martini n.d.r.) proponeva nel suo programma un progetto su Cuneo con tanto di adesione al Parco fluviale. Perché Boves, a detta di qualcuno, doveva diventare il salotto buono di Cuneo - scrive l’esponente del centrodestra sul social network Facebook -. Coincidenze?”. Secondo il maggiorente forzista, sempre più ‘antagonista moderato’ del suo omologo del capoluogo tra i sindaci della Granda, il disegno sarebbe partito già mesi fa: “Chi è venuto a Boves ad aprire la campagna elettorale contro di me in Santa Croce? Il sindaco di Cuneo Federico Borgna con uno dei suoi predecessori, Guido Bonino. Solo coincidenze? ‘A pensar male si fa peccato, (‘ma spesso ci s’azzecca’ sosteneva il pragmatico Giulio Andreotti n.d.r.) mi sa che andrò all'inferno, ma Boves non diventerà frazione di Cuneo”.

Insomma, quella che a un’occhio disattento poteva essere letta come un’ipotesi preliminare, inizia a far discutere prima che siano stati messi sulla bilancia tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. La contrapposizione politica e programmatica tra i due poli in provincia di Cuneo (Paoletti docet) potrebbe giocarsi proprio su questo tema, che sino a poco tempo fa era totalmente marginale data l’assenza di casistiche sul territorio.

Progetto concreto o utopia? Al momento è presto per dirlo, ma la polemica, almeno quella, è servita.

Notizie interessanti:

Vedi altro