Riceviamo e pubblichiamo.
Oggi è la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate. Io non parteciperò a nessuna celebrazione. Non per disinteresse, ma perché come sempre credo che sia importante usare ogni spazio per diffondere messaggi. Le Forze Armate, insieme alle Forze dell’Ordine, sono sempre più presenti nella nostra quotidianità civile, e non è un caso. Le vediamo ovunque: nelle piazze, agli eventi. Nelle scuole, poi, entrano sempre più spesso: per parlare di droga, bullismo, violenza di genere. Temi fondamentali, ma che richiedono un approccio educativo, non repressivo. Servono educatori, psicologi, operatori sociali capaci di costruire fiducia, non paura.
Mi spaventa la normalità con cui accettiamo tutto questo. Perché riflette un modo di pensare che ormai sembra dominante: c’è un problema sociale? Aumentiamo i controlli. C’è degrado? Installiamo telecamere. C’è conflitto nel mondo? Investiamo in nuove armi. La militarizzazione del quotidiano è il sintomo di una politica che non sa più immaginare soluzioni civili, relazionali, educative. Sembra che l’unica risposta possibile sia quella del potere e del controllo. Eppure altri Paesi hanno scelto un’altra strada. La Costa Rica, per esempio, ha abolito l’esercito nel 1948 e ha investito le stesse risorse in istruzione, salute, cultura. Da allora è uno dei paesi più stabili e pacifici dell’America Latina. Anche Panama non ha un esercito permanente, come pure l’Islanda, che affida la propria difesa alla cooperazione internazionale. Sono scelte che dimostrano che si può. Che la sicurezza può essere costruita con la giustizia sociale, con la prevenzione, con la cultura della pace.
Le celebrazioni del 4 novembre, in questo contesto storico e per come sono concepite, rischiano di fare da cassa di risonanza a questo messaggio: la guerra è qualcosa di inevitabile, di intrinseco nelle società umane. Invece, anche se oggi sembra fuori moda dirlo, vogliamo continuare a lavorare perché l’Italia torni a credere che la pace non si costruisce con le armi, ma con le persone. Quale giorno migliore per ricordarlo?
Giulia Marro
Consigliera regionale AVS