CUNEO - ''Giulio Regeni assassinato come Galimberti, Cuneo sostenga la battaglia per la verità''

La lettera aperta di Paolo Tomatis. ''Entrambi vittime della violenza turpe di un regime dispotico e crudele''

Redazione 12/12/2020 08:58

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Gentile direttore,
il 3 dicembre a Cuneo abbiamo ricordato il 76esimo anniversario dell’ assassinio di Duccio Galimberti. Era stato catturato  a Torino il 28 novembre 1944, condotto a Cuneo, incarcerato, torturato, finché il 3 dicembre il suo corpo fu ritrovato in un fosso a fianco della strada per Centallo. In quei cinque giorni era stato nelle mani feroci dell’UPI, Ufficio Politico Investigativo della repubblica di Salò.  Per lungo tempo si accettò la tesi secondo la quale Galimberti sarebbe stato giustiziato nel luogo dove ne fu ritrovato il cadavere. Accertamenti successivi (e recenti) hanno provato invece che era stata costruita una messa in scena per occultare la realtà dei fatti.
 
In questi giorni le procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte di Giulio Regeni ed ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone individuate come responsabili delle sevizie e dell’assassinio del giovane italiano. Le analogie con la morte di Galimberti sono impressionanti.
 
Regeni è stato imprigionato il 25 gennaio del 2016 e il suo corpo è stato fatto ritrovare nove giorni dopo lungo l’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria. Anche in questo caso è stato orchestrato un depistaggio per far credere a un omicidio per mano di delinquenti comuni. I magistrati italiani con lunghe e difficili indagini hanno però fatto emergere una diversa verità: il ricercatore friulano per giorni e fino alla morte ha subito torture e sevizie praticate da membri della National Security egiziana.
 
Le due situazioni non sono certo sovrapponibili. Galimberti era un partigiano, Regeni un giovane studioso che cercava di analizzare una realtà sociale complessa; entrambi però sono stati vittime della violenza turpe di un regime dispotico e crudele.
 
La Repubblica italiana nata grazie al sacrificio di uomini come Galimberti ha mostrato nel caso Regeni una mancanza di fermezza che sfiora la viltà. Quel comportamento lascia pensare che un interesse  economico venga ritenuto prevalente su quello della salvaguardia dei diritti fondamentali oltre che della vita di un proprio cittadino. I Pm romani hanno oggi indicato una strada opposta, di fermezza e decisione.
 
È ora di arrivare finalmente a una presa di posizione del Governo sulla strada indicata dai genitori di Giulio, quella che inizia con il ritiro dell’ambasciatore italiano al Cairo. La città di Cuneo, memore dell’esempio  di Duccio Galimberti che la inorgoglisce, ha tutte le carte per farsi promotrice di un’iniziativa a sostegno della battaglia portata avanti dai genitori di Giulio.
 
Paolo Tomatis

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