CUNEO - Gli avvocati cuneesi lanciano l’allarme: “Troppe carenze d’organico in tribunale”

La mancanza di turn-over adeguato incide soprattutto sugli uffici. A Cuneo i giudici di pace sono un terzo di quelli previsti, a Mondovì manca il cancelliere: “Non siamo più nei primi venti posti per efficienza della giustizia”

Il Tribunale di Cuneo

Redazione 07/04/2022 16:29

L’allarme questa volta arriva dagli avvocati, ma i toni e il sentimento - un misto di sconcerto e rassegnazione - non sono diversi se si interpellano i cancellieri, i magistrati onorari o i togati. L’amministrazione della giustizia perde colpi, anche in una provincia come la Granda, dove si tende a dare per scontato il buon funzionamento dei servizi.
 
Non che manchino buone ragioni per farlo tutt’oggi, beninteso. Ancora alla fine del 2019, subito prima dell’avvento del Covid, il Tribunale presentava in pompa magna a un teatro Toselli gremito il suo primo bilancio sociale. Con numeri - quelli del 2018 - da far invidia a parecchi: nel ramo civile erano giunti a sentenza 12438 processi contro i 12271 incominciati nello stesso anno, nel penale 1558 procedimenti monocratici contro i 1249 sopravvenuti, mentre presso l’ufficio del giudice per le indagini preliminari i rapporti erano pressoché paritari (3108 processi conclusi, 3102 iniziati). In termini di durata del processo penale, a Cuneo passavano in media 443 giorni per arrivare a sentenza contro i 540 giorni del dato nazionale. Il circondario attuale del Tribunale si estende su quasi 5.800 km quadrati, con una popolazione di 415mila persone: a fronte di ciò il rapporto è di un giudice ogni 20781 cittadini, uno dei più bassi in Italia. Eppure, assicurano gli addetti ai lavori, non è tutto oro quel che luccica.
 
Il nemico numero uno dell’efficienza giudiziaria si chiama carenza d’organico, allora come ora. Rispetto al recente passato solo la Procura ha migliorato la sua situazione e pochi mesi fa, per la prima volta da dopo l’accorpamento con Saluzzo e Mondovì (correva l’anno 2016), ha raggiunto il pieno organico. Con la promozione del procuratore aggiunto Gabriella Viglione a capo della procura di Ivrea si è ritornati sotto di uno, ma resta una condizione idilliaca rispetto agli altri uffici. Tra i giudici ha lasciato da poco il presidente della sezione penale Marcello Pisanu ed è in procinto di farlo l’omologo della sezione civile Alberto Tetamo. Entro fine anno andranno via anche altri due magistrati civili (Alice Zorzi e Daniela Rispoli) e uno del penale (Alice Di Maio). Se a tutto ciò si aggiunge l’emorragia negli uffici amministrativi, con vari funzionari andati in pensione negli ultimi mesi e non sostituiti, si comprende bene il malessere delle cancellerie. “Non è per scarsa disponibilità che siamo costretti a chiedere agli avvocati di non presentarsi senza appuntamento” spiega uno dei cancellieri: “Siamo oberati. Per giunta ci è stato imposto di non fare alcuno straordinario, perché non verrebbe comunque retribuito”.
 
È proprio l’Ordine degli Avvocati che in una lettera aperta denuncia il pericolo di un declassamento: “Di certo - scrivono i legali - non ha giovato l’accorpamento dei circondari dei Tribunali ora soppressi di Saluzzo e Mondovì: prima della revisione Cuneo era ai primi posti per efficienza nelle classifiche dei giornali specializzati ed ora, nelle ultime pubblicate, non rientra nemmeno tra le prime venti posizioni, valutazione che fa percepire con preoccupazione la notizia dei ‘rumors’ che circolano nell’ambiente di una nuova revisione della geografia giudiziaria”. I giudici onorari, sottolinea l’Ordine, “sono i più incisi dalle scoperture di organico, che vedono attualmente in servizio, ad esempio, due soli giudici di pace a Cuneo ed una soltanto a Saluzzo”. A Mondovì permane l’ormai cronica assenza di un cancelliere presso il giudice di pace, con un impasse già sperimentato in passato a Saluzzo. A Cuneo, dove gli onorari come si è detto sono due, dovrebbero invece essercene sei secondo le previsioni del ministero.
 
La questione è resa impellente dalla prevista entrata in vigore della riforma Orlando, con la quale le competenze dei giudici di pace sono state ampliate in misura significativa. Il decreto legislativo, varato nel 2017, sarà operativo dal 2025: un margine di tempo stretto che impone di correre ai ripari. Nel frattempo, tutte le speranze sono riposte sul neonato “ufficio del processo”, i cui addetti sono chiamati ad assistere i giudici in tutte le funzioni collaterali di ricerca sui casi concreti e sulla giurisprudenza. “Aspettative quasi messianiche” ammoniscono gli avvocati, tenuto conto che “si tratta di un nuovo strumento di carattere temporaneo che probabilmente sortirà effetti molto più ridotti di quelli preconizzati da inguaribili ottimisti o servirà a riempire temporaneamente qualche buco negli organici”. Di riforma in riforma, insomma, burocrazia tribunalizia ed efficienza continuano a muoversi come Achille e la tartaruga nel ben noto paradosso di Zenone.

Notizie interessanti:

Vedi altro