BORGO SAN DALMAZZO - 'I cuneesi hanno conosciuto le torture istituzionalizzate dell'Upi'

Lo storico Sergio Costagli ha tenuto una conferenza dedicata al delitto Galimberti e al ruolo dell'Ufficio politico investigativo nell'omicidio

s.m. 12/04/2018 11:08

“In quel periodo uccidere era diventato una consuetudine, i cuneesi hanno conosciuto le torture istituzionalizzate dell'Ufficio Politico Investigativo”. Ha esordito così lo storico Sergio Costagli per contestualizzare il racconto dell'omicidio dell'eroe della Resistenza. La serata dedicata al 'delitto Galimberti e al ruolo dell'Ufficio politico investigativo di Cuneo nell'omicidio' si è svolta ieri sera, mercoledì 11 aprile, presso la biblioteca 'Anna Frank' di Borgo San Dalmazzo, nel contesto delle iniziative organizzate dal Comune per la ricorrenza del 25 aprile. Costagli ha iniziato raccontando del clima in cui versava la città di Cuneo dopo l'armistizio (8 settembre 1943) :“I fascisti intendevano dimostrare che il potere era nelle loro mani, in quel periodo nel solo capoluogo si contavano quattro fucilazioni al mese”. In quel periodo, come anticipato, nel creare un clima di terrore, ebbe un ruolo importante l'Upi, che aveva sede in corso IV Novembre (dove oggi c'è la sede di Confartigianato Cuneo). All'ordine del giorno anche le torture, che avvenivano nei locali di via XX settembre oggi occupati dall'Istituto Comprensivo di corso Soleri. Nel clima di terrore di quei tempo ebbe un ruolo il tenente Ettore Salvi, divenuto famoso per i suoi feroci metodi repressivi, senza distinzioni tra partigiani e civili.

Proprio in questo contesto si colloca l'omicidio di Duccio Galimberti. Com'è risaputo la cattura dell'eroe della Resistenza avvenne in modo casuale a Torino, in seguito a una delazione. Dopo l'arresto venne prima detenuto in carcere nel capoluogo piemontese, poi trasportato a Cuneo da un gruppo di camicie nere proprio dell'Ufficio Politico Investigativo. Fu trasportato in corso IV novembre: qui Galimberti venne interrogato e ridotto in fin di vita dalle sevizie, ma nonostante questo i fascisti non riuscirono ad ottenere alcuna informazione riguardante le formazioni partigiane della montagna cuneese. L'omicidio venne ordinato direttamente dall'allora ministro dell'Interno della RSI Buffarini Guidi. Costagli ha precisato che la teoria restata in piedi a lungo secondo cui  Galmiberti fu portato e giustiziato a Centallo il 3 dicembre 1944 non era credibile. “I testimoni che assistettero all'omicidio furono il medico condotto e il postino, ma era domenica mattina e il sole non era ancora sorto: che cosa ci facevano lì? E soprattutto che cosa avrebbero potuto vedere?”. Effettivamente ciò che è emerso presenta molte incongruenze. Tant'è che nel 2009 l'ex capo partigiano Nello Streri, poi consigliere comunale (scomparso nel 2016), chiamò i ris di Parma, la cui relazione decretò che in quel di Centallo gli esecutori di Galimberti “Avevano sparato a un uomo morto”. Sergio Costagli è autore del libro, edito da Araba Fenice “Cuneo 1944-1945 assassini, violenze, torture”, che riguarda proprio il periodo storico in cui si colloca l'assassinio di Duccio Galimberti.

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