CUNEO - Il Comitato di Quartiere di San Rocco si schiera contro il biodigestore

Le osservazioni rivolte all'amministrazione, firmate dal presidente Claudio Migliore: "L'impianto non produrrà benefici tangibili per la cittadinanza"

Redazione 26/02/2024 07:40

Riceviamo e pubblichiamo le osservazioni del Comitato di Quartiere San Rocco Castagnaretta, a firma del suo presidente Claudio Migliore, sul tema del progetto per il biodigestore di Borgo San Dalmazzo.
 
 
I residenti del nucleo frazionale non sono mai stati consultati né rassicurati in merito all’impianto del nuovo biodigestore. Inoltre gli stessi, già in passato, al momento dell’insediamento del vecchio impianto, avevano dovuto affrontare numerosi disagi legati al traffico sia in entrata nella frazione che in uscita. Altresì lamentavano la presenza continua di cattivi odori con relativo inquinamento dell’aria. Considerato che il nuovo impianto avrà una portata annua di circa 60.000 tonnellate di rifiuti contro le attuali 15.000, pari ad un aumento di tre volte tanto, vi sarà sicuramente un forte incremento del traffico e non solo nella misura indicata in commissione Comunale, nel numero di 4-5 mezzi pesanti in più.
 
Si chiede pertanto, a codesta amministrazione, se sono stati presi in considerazione provvedimenti per ovviare al problema della viabilità, sia di mezzi leggeri che pesanti. Faccio presente come attualmente, anche a causa della chiusura del viale degli Angeli, il traffico in frazione sia fortemente congestionato e quanto il passaggio dei già numerosi articolati, crei notevole disagio, dunque, si ritiene necessario e urgente già da subito, un intervento per risolvere tale questione nel Quartiere.
 
Già in passato il problema dell’odorizzazione e dell’inquinamento è persistito per molti anni e in parte è ancora attuale: ciò crea disagio fisico oltre che deprezzamento del valore degli immobili situati nella frazione. Alla luce di nuove ricerche scientifiche, è stato certificato che i biodigestori nel loro processo
di lavorazione liberano nell’aria polveri sottili, emanano ossidi di azoto, ozono e altre molecole inquinanti. Altri studi hanno inoltre evidenziato il problema della produzione di cattivi odori, spesso nocivi, emanati dalla lavorazione degli scarti. Ci chiediamo dunque, in quale prospettiva si è pensato di prevenire tali inconvenienti. Non sarà come in passato, quando si era stati rassicurati della non odorabilità e inquinamento poi si è verificato esattamente il contrario?
 
Riteniamo inoltre che il biodigestore presentato anche come produttore di energia rinnovabile oltre che come strumento utile allo smaltimento dei rifiuti, non costituisca però la strada giusta per affrontare anche la crisi energetica. Inoltre una riflessione va fatta sull'aspetto antieconomico dell’impianto, anche pensando
all’energia impiegata per il suo utilizzo, all'acqua necessaria per il suo funzionamento e ai costi notevoli del carburante necessario per i mezzi che dovranno trasportare i rifiuti, il digestato, le scorie e il biogas. Siamo preoccupati per l’eventuale inquinamento dell’aria, dovuto alle emissioni maleodoranti prodotte dai rifiuti quali l’umido, le deiezioni di animali e le biomasse agricole che, poste nel reparto di ricezione, di solito vi rimangono 2-3 giorni per il trattamento oltre alla triturazione e alla diluizione.
 
Successivamente alla lavorazione anaerobica, il digestato deve essere sottoposto a compostaggio aerobico, sostando in ampie vasche aerate per un processo di depurazione chiamato “upgrading” del biogas il quale, secondo studi recenti produce inquinanti. Ci si chiede anche se il problema critico dello smaltimento dei grandi volumi di digestato sia stato considerato adeguatamente dal punto di vista economico ed ecologico. Doveroso è anche un chiarimento sul rischio microbiologico e come si è deciso di affrontarlo. Nella “digestione anaerobica”, l'Escherichia coli e la Salmonella non vengono abbattute completamente al termine della lavorazione ma solo a livelli “accettabili”; inoltre nei fanghi di depurazione si genera un agente patogeno, la Shigella che non viene assolutamente abbattuta dal digestore.
 
Considerato che la Comunità Europea ha emanato direttive precise per ridurre l’inquinamento, anche vietando la circolazione delle vetture sino alla euro5, la costruzione del nuovo impianto va nella direzione diametralmente opposta al nuovo ordinamento Comunitario.
 
Riteniamo che il progetto di costruzione del nuovo impianto vada contro la strategia di un’economia circolare (che per legge, obbliga il recupero massimo di materia, prima di un suo eventuale uso energetico, quest’ultimo sicuramente non conveniente per il cittadino). Per ultimo ci si chiede se i grandi serbatoi di gas prodotto potrebbero costituire un pericolo per la popolazione.
 
Questo Comitato vuole essere informato:
● sui benefici in termini di minor costo per lo smaltimento dei rifiuti;
● sulla riduzione reale della tassa rifiuti di cui potrebbero beneficiare i cittadini;
● su quale sarà il miglioramento della vivibilità e della viabilità future;
● sulla sicurezza microbiologica;
● sulla questione della tutela del suolo, che deve essere presa in massima considerazione.
 
Questo Comitato, a nome dei residenti, presenta le suddette osservazioni considerando che tale Progetto non percorre la strada per il raggiungimento di una “ecologia sostenibile” e inoltre, dai pochi dati in possesso, non produrrà per la cittadinanza benefici tangibili, ma soltanto ulteriori problemi che si aggiungeranno a quelli già esistenti. Sicuramente, se non avremo risposte chiare, manifesteremo fermamente e ulteriormente le nostre ragioni secondo le modalità opportune, in quanto i cittadini devono essere considerati parte attiva per non subire passivamente e acriticamente le scelte che vengono prese dall’Amministrazione in senso univoco.
 
Il Presidente del Comitato di Quartiere di San Rocco Castagnaretta Claudio Giuseppe Migliore

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