CUNEO - Il dottor Corrado Lauro scrive a Massimo Gramellini

Con l'occasione fornisce alcune precisazioni sul suo post del 25 aprile che tanto ha fatto discutere

Fabio Rubero 12/05/2017 12:37

Continua a far discutere la questione riguardante il dottor Corrado Lauro (del reparto di Chirurgia Generale all'Ospedale Santa Croce di Cuneo) ed il suo post su Facebook. Sul celebre social network, il dottor Lauro ha "minacciato" di non curare più gli autori del cartello esposto nella frazione di Roata Canale nel quale, eufemisticamente, si esprimeva un netto rifiuto alla possibilità che la frazione stessa ospitasse dei richiedenti asilo.
 
La questione, come facilmente immaginabile, ha raggiunto ogni angolo del paese facendo discutere parecchio. Per essa si sono scomodati anche personaggi illustri come il giornalista Massimo Gramellini che, nella sua quotidiana rubrica sul Corriere intitolata "Il Caffè", ha trattato proprio questo argomento. Ed a Gramellini, il dottor Lauro ha risposto.
 
“In merito ad un mio recente post su queste colonne che ha aperto una discussione dai toni anche aspri - scrive il medico saluzzese - ho pensato di fare alcune precisazioni, e ho scelto di esprimerle attraverso la forma della lettera a colui che meglio, a mio avviso, ha interpretato il significato di quel post, cioè Massimo Gramellini nella sua rubrica odierna sul Corriere della Sera”.
 
Il dottor Lauro tiene a precisare che la sua è stata una provocazione, non un consiglio né una minaccia ad alcuno: “Mai e poi mai nella mia Azienda è stato tollerato né sarà mai tollerabile una discriminazione sul trattamento di qualsiasi paziente, né io potrei mai davvero rinunciare a prestare la mia opera in qualità di Medico della mia Azienda e dipendente di quel Servizio Sanitario pubblico che da anni cerco di difendere e di onorare, nei confronti di chiunque si presenti alla mia attenzione con un bisogno di salute”.
 
Lauro dice di comprendere gli argomenti dei dissenzienti, residenti in realtà periferiche che in questi anni hanno patito la crisi sociale ed economica più dei grandi borghi. “Volevo stigmatizzare il tono istigativo e il retroterra xenofobo di quello scritto, che ancor oggi mi pare inaccettabile e che deve richiedere ad ognuno di noi una presa di posizione netta” spiega ancora l’autore della missiva a Gramellini (pubblicata integralmente questa sera sulla sua pagina FB)”.
 
Il medico saluzzese fa anche una riflessione sul ruolo del medico e del suo rapporto con il paziente: “Dopo quasi 30 anni di lavoro ho imparato che non è possibile erogare una prestazione medica senza stipulare un patto con il paziente, un accordo empatico biunivoco perché il suo problema deve diventare il mio, la mia speranza di risolverlo deve diventare la sua speranza; il mio post era proprio un invito agli autori di quel gesto a rivedere i loro stilemi comportamentali se vorranno davvero entrare in empatia col sottoscritto qualora (speriamo di no) se ne presentasse la necessita’, altrimenti (come chiosavo) possono, anzi hanno il diritto di rivolgersi ad alto professionista, anche se io non potrei certo far loro mancare il mio aiuto”.
 
E proprio il 25 aprile (giorno in cui è stato pubblicato il post) Saluzzo aveva celebrato due resistenti saluzzesi caduti nell’era contemporanea: il dottor Damiano presidente dell’allora USL 63 e il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “I figli di questi miei nobili concittadini dal palco ci hanno invitato ad uno scatto di responsabilità e di dedizione per portare avanti i loro ideali e quelli della Resistenza: ho interpretato e interpreto il mio post contro il razzismo (ma anche l’antisemitismo, l’omofobia etc) un piccolo scatto di responsabilità personale e civile.

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