CUNEO - Il forte di Vinadio e le fortificazioni del colle di Tenda candidati a diventare patrimonio Unesco?

La proposta viene da Torino, l'idea è 'legare' tra loro i complessi difensivi dell'arco alpino. Mentre si lavora alla formazione di un comitato promotore è stata lanciata una petizione online

Samuele Matttio 23/05/2020 08:18

 
Il forte di Vinadio e le fortificazioni del colle di Tenda candidati a diventare patrimonio Unesco insieme ai complessi difensivi dell’arco alpino piemontese e valdostano? La proposta di legare con un filo conduttore le strutture militari delle nostre valli a Fenestrelle, Exilles, Bard e altre viene da ‘Il Caffè Torinese’, magazine online nato nel febbraio del 2018 su iniziativa di un gruppo di studenti universitari under 25, volto e voce del mondo culturale del capoluogo regionale. L’arco alpino è disseminato di costruzioni difensive erette già in epoca medievale e successivamente riadattate alle esigenze della guerra: un patrimonio dal valore storico inestimabile dalle potenzialità turistiche enormi e che potrebbe essere ‘spinto’ dal raggiungimento del riconoscimento dell’organizzazione internazionale.
 
“Un’idea nata qualche mese fa parlando con un amico friulano che mi ha raccontato di iniziative di candidatura partite ‘dal basso’ dalle sue parti”, racconta Nicola Decorato, torinese, studente di Storia all’Università di Bologna. “Dalla battaglia dell’Assietta al passaggio della Grande Armée napoleonica a Bard, sino agli scontri avvenuti all’ombra dello Chaberton al momento dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, i forti sabaudi sono stati teatro di alcuni dei principali avvenimenti della storia locale e nazionale - spiega il laureando 23enne con l’hobby della scrittura e della divulgazione -.  Sono almeno quattro i secoli di storia segnati dall’edificazione, dall’impiego, dalla modernizzazione e anche dalla dismissione di questa vera e propria corona delle Alpi, che rivela uno straordinario tratto di unitarietà alla luce della funzione a cui era chiamata: la difesa dagli attacchi provenienti da oltralpe”.
 
Secondo lo studente è proprio la sistematicità funzionale, unita alla sostanziale unicità nel panorama storico-architettonico nazionale ed europeo, a rendere questi gioielli ideali per una candidatura Unesco. I sostenitori dell’iniziativa, oltre a lavorare alla costituzione di un comitato promotore, hanno lanciato una petizione su change.org: “Candidiamo i forti alpini piemontesi e valdostani a patrimonio dell’Unesco”, indirizzandola al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e all’assessore alla Cultura Vittoria Poggio.
 
Sono già alcune decine le persone che hanno sottoscritto il documento, che ha anche avuto diverse condivisioni sui social. Se avesse l’appoggio delle istituzioni, la candidatura, che al momento è poco più di una suggestione (il percorso è lungo e irto di ostacoli, lo possono testimoniare i promotori della momentaneamente naufragata presentazione delle Alpi del Mediterraneo), potrebbe prendere effettivamente corpo. Molto dipenderà da quanto ‘rumore’ l’iniziativa riuscirà a fare, a partire dal web. I complessi difensivi dell’arco alpino potrebbero diventare il sesto sito patrimonio dell’Unesco che il Piemonte potrebbe vantare oltre alle Residenze Sabaude, al sistema dei Sacri Monti, ai siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino, ai paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato e, novità dello scorso anno, alla città di Ivrea.
 
 

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