CUNEO - Il Milite Ignoto è cittadino onorario di Cuneo

Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la proposta a un secolo dalla sepoltura del soldato sconosciuto, simbolo di tutti i caduti per l’Italia

Andrea Cascioli 26/09/2021 18:35

 
Il prossimo 4 novembre saranno passati cento anni esatti dalla cerimonia solenne che accompagnò la tumulazione del Milite Ignoto nell’Altare della Patria a Roma.
 
Un soldato sconosciuto, morto in qualche trincea tra l’Isonzo e il Trentino, in rappresentanza di ciascuno dei 651mila caduti del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale. In particolare dei tanti raccolti sotto la dicitura “dispersi”, quei giovani a volte nemmeno ventenni che nessuna madre ha mai potuto piangere sotto la croce di un cimitero: corpi disintegrati da una mina o da una bomba nemica, sprofondati in mare, oppure nei ghiacciai teatro della cosiddetta “guerra bianca” che tuttora restituiscono, per effetto del progressivo scioglimento delle nevi perenni sulle Alpi, le loro spoglie.
 
A promuovere l’iniziativa un paio d’anni dopo la vittoria sugli austroungarici fu il colonnello Giulio Douhet, ricordato come il primo teorico dell’arma aerea. Durante il conflitto Douhet era stato anche un feroce critico delle strategie del comandante in capo Cadorna, tanto da finire per un intero anno recluso nella fortezza di Fenestrelle. Proprio in polemica con i vertici militari alluderà, su un numero della rivista Il Dovere, alle accuse dei comandanti dopo la disfatta di Caporetto: “Tutto sopportò e vinse il nostro soldato. Tutto. Dall'ingiuria gratuita dei politicanti e dei giornalastri che sin dal principio cominciarono a meravigliarsi del suo valore, quasi che gli italiani fossero dei pusillanimi, alla calunnia feroce diramata per il mondo a scarico di una terribile responsabilità. Tutto sopportò e tutto vinse, da solo, nonostante. Perciò al soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio”.
 
Dopo l’approvazione della legge, nel corso del 1921 una commissione si incaricherà di ricercare undici salme di ignoti nelle località più avanzate in cui si era attestato il fronte. I corpi ricomposti nelle bare furono infine collocati nella basilica di Aquileia, dove la madre di un caduto avrebbe dovuto sceglierne una per la sepoltura all’Altare della Patria: quel compito fu affidato a Maria Bergamas da Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio Bergamas. Suo figlio venticinquenne, di famiglia ebrea triestina, aveva disertato dall’esercito austroungarico per unirsi sotto falso nome a quello italiano: il 16 giugno 1916 era morto sul monte Cimone di Tonezza, ma le sue spoglie erano state disperse a seguito del bombardamento che aveva distrutto il cimitero di guerra in cui riposavano. Le cronache del tempo riferiscono che la signora Bergamas sfilò fino alla decima bara e qui si accasciò al suolo gridando il nome del figlio. Quella bara venne perciò accompagnata al Vittoriano.
 
In vista del centenario della traslazione, il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia si è rivolto all’Anci per chiedere di promuovere il conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto da parte di tutte le amministrazioni civiche: “Oggi è giunto il momento in cui, in ogni luogo d’Italia, si possa orgogliosamente riconoscere la ‘paternità’ di quel Caduto”.
 
Facendo seguito anche a un’interpellanza presentata dal consigliere Beppe Lauria lo scorso marzo, nell’ultima seduta il Consiglio comunale di Cuneo ha approvato con voto unanime la concessione della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. La proposta è stata illustrata dal presidente del Consiglio, Alessandro Spedale, che ha ricordato come la scelta intenda “testimoniare la riconoscenza della Città di Cuneo a tutti coloro che, in ogni tempo, hanno perso la propria vita per aver compiuto il proprio dovere verso l’Italia, per essere rimasti fedeli ai valori di giustizia e di solidarietà per difendere la Patria”.

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