CUNEO - Il movimento Scuole Aperte critica DaD e green pass: “Ma non dateci dei no vax”

La Rete Nazionale Scuola in Presenza, cui aderisce il comitato cuneese che si è battuto contro contro le chiusure scolastiche, chiede “profondi ripensamenti”

Redazione 16/12/2021 16:26

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del movimento Scuole Aperte Cuneo:
 
La Rete Nazionale Scuola in Presenza a cui aderisce il movimento “Scuole Aperte Cuneo”, insieme ad altri 40 distribuiti in tutte le regioni del nostro Paese ai quali fanno riferimento decine di migliaia di famiglie, ribadisce in modo fermo e deciso l’assoluta estraneità ad ogni posizione contraria alla vaccinazione, che continua ad essere una scelta personale e per questo non deve essere discriminatoria in relazione alla scelta individuale.
 
I nostri ragazzi hanno subito nei due scorsi anni scolastici una segregazione che in nessun Paese al mondo è stata imposta, hanno pagato, con conseguenze che ancora oggi non si vogliono rendere palesi ma dalle quali si fa tantissima fatica ad uscire, scelte assolutamente non suffragate da dati scientifici e da evidenze reali e concrete. Invece si sta ormai parando di fronte ai nostri studenti lo spettro infausto della DaD, con la giustificazione dell’aumento dei contagi nelle fasce di età scolastica, senza un adeguato confronto con i dati dello scorso anno, quando le giovani generazioni venivano semplicemente rinchiuse in casa senza verificare il loro stato sia di infettività che di salute globale.
 
È giunto il momento di mettere da parte le contrapposizioni, create da atteggiamenti che spesso mascherano scarsa credibilità, per ridare centralità alla scuola ed al futuro dei nostri ragazzi, unica vera garanzia di sviluppo per il nostro Paese. La Rete Nazionale Scuola in Presenza, a cui aderisce il movimento “Scuole Aperte Cuneo”, con un comunicato stampa, che alleghiamo, ribadisce in modo forte e chiaro l’assoluta estraneità ad una “etichetta”, attribuita da vari media, per la quale sarebbe assimilabile ad un sodalizio “no-vax”.
 
I vari movimenti sono nati in modo spontaneo, nel momento in cui i nostri ragazzi venivano privati della possibilità di usufruire di un diritto fondamentale come la scuola, senza evidenze che giustificassero tale scelta e che hanno portato a vari esposti e ricorsi al TAR sistematicamente accolti e pertanto poggianti su basi solide e concrete. Sia a livello locale che nazionale si è sempre cercato il dialogo ed il confronto con le istituzioni portando esperienze ma anche dati e rilevazioni in grado di sostenere le tesi per cui sono nati i movimenti: la scuola deve rimanere aperta perché non è luogo di contagio.
 
Ormai è chiaro a tutti che il vaccino è una forte diga contro la malattia grave ma non protegge dal contagio, non in modo assoluto. Già ad agosto un quotidiano come “il Sole 24 Ore” parlava di un forte aumento di positività nel personale sanitario vaccinato qualche mese prima. Appare pertanto chiaro come nel momento stesso in cui iniziava il rilascio dei Green Pass, con la durata di un anno, già si era a conoscenza dell’inconsistenza della sua efficacia anche nella difesa verso gli altri da parte dei vaccinati.
 
Per tale motivo la credibilità di molte voci autorevoli appare minata, soprattutto alle luce delle crescenti ulteriori restrizioni con ricadute sempre più disastrose sulla scuola e di conseguenza sui ragazzi e le loro famiglie.
 
Per questo sarebbe necessaria una maggiore onestà intellettuale e cercare di guardare la realtà senza filtri e preconcetti: la scuola fin da subito ha adottato misure e regole molto stringenti, atte a prevenire i contagi e queste si sono sempre dimostrate efficaci. Se si continua con questa campagna di chiusure, alla luce dell’incapacità dei vaccini di evitare i contagi, non si potrà che andare incontro a blocchi sempre più estesi senza alcun vantaggio nella prevenzione della malattia e aggravando una condizione già precaria a livello psicologico di molti adolescenti, in particolare.
 
Per tali motivi vorremmo che la scuola fosse argomento di profondi ripensamenti, partendo dall’assunto che la DaD sia stata una risposta senza alternative ad un’emergenza, ma che i nostri ragazzi hanno bisogno di ben altro di quella che chiamiamo “transizione digitale”, la quale dovrà favorire l’acquisizione di conoscenze e di competenze ma non potrà mai sostituire la socialità, la passione, la crescita culturale ed il confronto che ogni giorno gli insegnati offrono ai propri allievi.

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