CUNEO - Il Pd fa i conti in tasca a Cirio: “Mille dipendenti in meno nella sanità”. Ma Cuneo è in controtendenza

I consiglieri regionali bocciano il bilancio su tutta la linea: “La riapertura della Alba-Asti? Vedremo. Sulla famiglia tanta ideologia e pochi fatti”

Andrea Cascioli 11/04/2023 16:06

È un bilancio in perdita secca quello che i consiglieri regionali del Partito Democratico tracciano a proposito degli obiettivi fin qui raggiunti dalla giunta Cirio. E proprio di bilancio, quello preventivo per l’anno in corso, si è parlato nell’incontro tenuto stamani nella sede cuneese del partito.
 
Quello della sanità, anzitutto, dove la critica è rivolta anche all’esecutivo Meloni. “Il governo nazionale ha ridotto di nuovo le risorse, per la prima volta l’Italia scenderà sotto il 6% del Pil” osserva Daniele Valle, probabile sfidante di Cirio alle elezioni del 2024: “Per il terzo anno consecutivo il Piemonte perde dipendenti e ne perde tanti: i numeri che abbiamo dato ci sono stati forniti tramite accesso agli atti dalle aziende sanitarie, non si capisce in base a cosa la Regione sostenga di aver aumentato le assunzioni”. E i numeri squadernati in conferenza parlano di 361 sanitari in meno nel 2020, 1.154 nel 2021 e altri 1.003 nel 2022. Impallidisce nel confronto il precedente record negativo di -648, risalente al 2011, con la giunta Cota. “I sindacati - aggiunge Valle - hanno denunciato che la Regione ha vantato un risparmio di 50 milioni di euro sul personale sanitario: guarda caso è all’incirca il costo di un migliaio di dipendenti”.
 
Eppure la grande fuga dalla sanità pubblica non investe tutti nello stesso modo. L’Asl CN1, per esempio, mantiene un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni di medici (+6), infermieri (+13) e soprattutto oss (+138). Non così l’Asl CN2, dove l’emorragia riguarda soprattutto il personale infermieristico: tra pensionamenti e dimissioni si sono persi ben 58 addetti in un anno, 100 se aggiungiamo dottori e oss. La spesa per i cosiddetti “gettonisti”, intanto, è salita nell’Asl cuneese alla cifra esorbitante di 5 milioni e 400mila euro stanziati per il 2023: oltre un milione e 100mila euro in più dello scorso anno.
 
Nemmeno le altre voci di bilancio piacciono ai dem. Caricando una serie di spese ordinarie sui fondi strutturali europei, la Regione ha ricavato quest’anno un “tesoretto” da 60 milioni che ha investito negli assegni di cura per i non autosufficienti a Torino (12 milioni), nelle borse universitarie (8 milioni) e nella formazione professionale (40 milioni). In compenso, lamenta l’opposizione, si scontano tagli nella Protezione Civile (da 2 milioni a 700 mila euro), nei fondi per i servizi minimi di trasporto pubblico erogati agli enti locali (da 34 a 24 milioni) e anche negli indennizzi per i danni degli animali selvatici (850mila euro in meno). “Sulla famiglia parecchia ideologia e pochi fatti” denuncia ancora Valle: “Ogni anno 70mila persone non riescono a ricevere il voucher scuola perché solo il 20% della graduatoria viene soddisfatto. In Emilia Romagna come pure in Lombardia le regioni hanno messo a disposizione uno strumento per abbattere la retta degli asili nido. All’Emilia la misura è costata 20 milioni di euro per le famiglie con ISEE inferiore a 26mila euro, sarebbe stata una vera politica di sostegno alla natalità”.
 
Facendo il verso allo slogan della campagna elettorale di Cirio nel 2019, il suo concittadino Maurizio Marello attacca sul tema dei trasporti: “C’è stata nella sostanza ‘un’altra velocità’, ma decisamente inferiore rispetto a quella di cui il Piemonte avrebbe avuto bisogno”. Nelle ferrovie “alle linee sospese dalla giunta Cota nel 2012 si sono aggiunte quelle mai riaperte dopo il Covid, la Saluzzo-Savigliano e la Bra-Cavallermaggiore”. E l’annunciata riapertura della Alba-Asti? “Va contestualizzata. Cirio e Gabusi avevano sostenuto a spada tratta la chiusura della linea e la realizzazione di una pista ciclabile al suo posto, ora si parla di una riapertura con soli quattro o cinque treni al giorno”. Un cenno finale all’emergenza peste suina dall’alessandrino Domenico Ravetti, critico sul fronte dei ritardi negli abbattimenti di cinghiali: “Sono evidentissimi i limiti degli assessorati impegnati sulla vicenda, qualcosa non sta funzionando come avevano promesso”.

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