CUNEO - Il Piemonte ha bruciato oltre 25 miliardi nella crisi Covid. A Cuneo perso il 20,2% di fatturato

La Granda ha retto meglio delle altre province, complice il maggior peso dell’alimentare. Ma la regione soffre più di Lombardia e Liguria nel Nord Ovest

Andrea Cascioli 10/07/2020 12:49

 
È costata più di 25 miliardi di euro alle imprese piemontesi la serrata anti-Covid. Un crollo di oltre il 22% nei primi sei mesi dell’anno che colloca la nostra regione al di sotto della media nazionale (-19,7%) e di quella del Nord Ovest (-19,5%), dove anche la martoriata Lombardia attutisce meglio il colpo.
 
Le stime vengono dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, che ha valutato tramite il suo Osservatorio anche i bilanci delle srl per l’anno 2018. La ricerca prende in considerazione circa 830mila società che fatturano nel complesso 2.700 miliardi di euro, ovvero l’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici. Già il 30 aprile scorso l’Istat aveva diffuso una stima provvisoria del Pil per il primo trimestre che registrava un calo congiunturale del 4,7% e tendenziale del 4,8%: stima in seguito rivista al -5,3% e -5,4% rispettivamente. Nel DEF 2020 il governo il governo ha previsto un calo annuale del Pil all’8% (pari al 7% in termini nominali, circa 126 miliardi di euro), in linea con l’8,3% ventilato dall’Istat l’8 giugno, ma le valutazioni di Ocse e Fmi sono ancora peggiori: l’Ocse vede un calo compreso entro una ‘forbice’ tra il -11,3% e il -14%, il Fmi un -12,8% in meno.
 
A livello nazionale, stando ai dati forniti dai commercialisti, il fatturato delle imprese italiane ha già subito un salasso di quasi 280 miliardi. Le più colpite sono le aziende del Nord-Est (-21,3%) e del Meridione (-21,2%). Il Nord-Ovest (-19,5%) tiene come si è detto grazie alle performance di Lombardia e Liguria, migliori del Piemonte, così come il Centro (-18,3%) e le Isole (-17,6%). Tra le province, ad accusare di più gli effetti sociali della pandemia sono Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%), con performance peggiori del dato nazionale, mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%).
 
In regione la provincia che registra la performance peggiore - al decimo posto in Italia per entità delle perdite - è Biella con un 24,5% di fatturato bruciato nei giorni delle chiusure forzate: la contrazione di 766 milioni si deve in particolare alla crisi del tessile che l’emergenza ha accentuato. Male anche l’area metropolitana di Torino (22% di fatturato in meno rispetto ai primi sei mesi del 2019, pari a 17,3 miliardi), dove pesano le incertezze dell’automotive. Cuneo invece tiene botta meglio di ogni altra provincia piemontese registrando comunque un calo del 20,2% (2,6 miliardi evaporati): la miglior resa del settore produttivo della Granda si deve in buona parte alla prevalenza del settore alimentare. Nelle altre realtà territoriali, Novara perde 1,7 miliardi (-23,3%), Vercelli 579 milioni (-22%), il Verbano-Cusio-Ossola 382 milioni (-23,5%), Alessandria 1,5 miliardi (-21,3%) e Asti 409 milioni (-21%).
 
Le differenze tra i vari territori, avverte il report, riflettono ovviamente la diversa struttura produttiva e soprattutto “la differente composizione del peso del fatturato proveniente dalle attività industriali e del commercio che esprimono il peso maggiore in termini di fatturato delle società di capitali italiane e che risultano essere anche le attività più interessate dal lockdown”. Nello specifico, il fatturato delle società di capitali dell'industria e di quelle del commercio, complessivamente considerate, pesa per il 69% sul fatturato totale. Inoltre, nel corso della ‘fase 1’, il fatturato delle società appartenenti ai settori colpiti dal decreto è stato pari a 41,2% per l'industria e 43,9% per il commercio e in molti sottosettori - come l’intero comparto automobilistico - ha raggiunto anche valori pari al 100%.

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