CUNEO - Il Piemonte si sta muovendo per farsi ‘in casa' la certificazione di mascherine e camici

Sinergia tra Regione e i tre atenei piemontesi. Al lavoro una ‘task force’ di 18 professori. Cirio: 'A Roma chiediamo meno burocrazia'

Redazione 25/03/2020 18:18


Con la domanda di camici, guanti e mascherine in continua crescita e il tessuto produttivo piemontese che spinge per la riconversione degli impianti di produzione la Regione ha dato una buona notizia: la certificazione delle mascherine verrà fatta ‘in casa’. I dispositivi prodotti in Piemonte potranno essere certificati grazie alla collaborazione, le competenze, le conoscenze e le strumentazioni dei tre atenei piemontesi, Politecnico e Università di Torino e Università del Piemonte Orientale.
 
L’obiettivo è di validare, nel giro di una settimana, la conformità a norma dei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine sia chirurgiche che ffp2/3 e camici idrorepellenti. In particolare, le mascherine chirurgiche dovranno essere prodotte da imprese che abbiano un sistema di gestione della qualità, per poter corrispondere alla deroga al marchio CE secondo le indicazioni del Ministero della Salute. Alla validazione delle certificazioni lavorerà una task force di 18 esperti.
 
“Da una parte l’unità di crisi continua a moltiplicare i suoi sforzi per recuperare in autonomia materiale da tutto il mondo, tant’è che oggi sono arrivate due milioni di mascherine chirurgiche direttamente dal Brasile - sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Dall’altra ci muoviamo in autonomia. Siamo stati la prima regione a produrre mascherine, che già oggi stiamo distribuendo gratuitamente a tutto il Piemonte. Oggi facciamo un passo in più grazie alla capacità degli atenei piemontesi di mettere in campo competenze e laboratori per certificare i nostri dispositivi di protezione. Per questo chiediamo a Roma che autorizzi le nostre certificazioni senza ulteriore burocrazia, che ci fa perdere solo tempo. E tempo purtroppo non ne abbiamo”.
 
Le aziende che desiderano candidarsi potranno inviare la richiesta alla Regione: verrà effettuata una preselezione e le realtà con le caratteristiche idonee potranno inviare i campioni per l’analisi da parte dei laboratori. Una trentina le aziende che hanno già proposto la propria candidatura.
 
“In questo momento di forte emergenza - osserva l’assessore regionale alla Ricerca e all’Innovazione, Matteo Marnati - è necessario che si trovino le più avanzate soluzioni tecniche, le nostre aziende devono essere sostenute per poter mettere a disposizione materiale che garantisca la salute dei nostri medici e del personale sanitario le Università piemontesi. In questo contesto sono in grado di raggiungere questo obiettivo in pochissimo tempo”.
 
“In pochi giorni di lavoro – aggiunge il rettore del Politecnico, Guido Saracco assieme con le altre Università piemontesi abbiamo unito le forze per riaprire laboratori e allestire protocolli e sofisticati impianti per questa fondamentale missione di servizio. È un segno di quanto le università possono fare insieme al servizio della comunità. Sono particolarmente felice del fatto che il partenariato abbia anche coinvolto esperti e infrastrutture del CNR di Biella, dell’Università di Bologna e di alcune imprese tutti uniti da un comune senso di responsabilità sociale”.

“Siamo orgogliosi che le nostre competenze di ricerca, già riconosciute a livello internazionale, possano ora essere messe a disposizione, insieme a quelle degli altri Atenei, per contribuire a colmare difficoltà operative in ambito sanitario in un momento di grave emergenza - ha aggiunto il rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Giancarlo Avanzi -. L’auspicio è che le Università piemontesi, superata questa fase delicata, rafforzino la loro collaborazione e contribuiscano così, in modo decisivo, a creare le condizioni per una piena ripresa della nostra Regione”.
 
L’iniziativa rappresenta un esempio di relazione virtuosa tra le Università, la Regione e il tessuto produttivo del territorio. Una risposta all’eccezionale emergenza posta dalla pandemia COVID-19. Cooperando con le aziende e le altre Università piemontesi, UniTo metterà a disposizione competenze, laboratori e strumenti per il controllo della qualità microbiologica dei dispositivi di protezione e per la produzione di reagenti. Una prova sul campo che mette, ancora una volta, la ricerca universitaria al servizio della collettività”,  ha concluso il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna.
 
Per mascherine e camici il coordinamento è della Prof.ssa Alice Ravizza del Politecnico di Torino. Assieme con lei sono al lavoro esperti di filtrazione e tessuti tecnici (Professori Paolo Tronville e Ada Ferri del Politecnico di Torino), esperti di microbiologia (Professor David Lembo dell’Università di Torino e Professoressa Elisa Bona dell’Università del Piemonte Orientale), scienziati dei materiali (Professor Michele Laus dell’Università del Piemonte Orientale). Completano il quadro degli attori coinvolti in questo partenariato il CNR-STIIMA di Biella (Professor Claudio Tonin), l’Università di Bologna (Prof. Violante, medicina del lavoro, e Professoressa Cristiana Boi, ingegneria chimica), esperti di qualità (Professor Audenino del Politecnico di Torino) e alcuni esperti di aziende specializzate (Ing. Andrea Corradi di Ahlstrom-Munksjo di Mathi Canavese, Dott. Tanchis della ditta CentroCOT di Busto Arsizio, ecc.).
Per i tamponi e i relativi reagenti di amplificazione dell’RNA virale sono invece attivi, sotto il coordinamento del Prof. Umberto Dianzani dell’Università del Piemonte Orientale, esperti di genetica molecolare (Prof.ssa Fiorella Altruda, Prof. Lorenzo Silengo, Prof.ssa Rossana Cavallo dell’Università di Torino. Prof. Claudio Santoro e Prof.ssa Marisa Gariglio dell’Università del Piemonte Orientale). Per l’Unità di Crisi della Regione Piemonte il coordinamento è del Dr. Pier Luigi Pavanelli.
 

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