CUNEO - Il Primo maggio della Cisl in piazza: “Morire sul lavoro non è una tragica fatalità”

I sindacati manifesteranno a Cuneo per chiedere più sicurezza. Spazio anche alla riflessione sulla crisi ucraina, richiamata dallo slogan “al lavoro per la pace”

30/04/2022 16:56

Un Primo maggio quest’anno che vede il ritorno dell’ormai tradizionale appuntamento, quello di ritrovarsi a festeggiare la Festa del lavoro. Cgil, Cisl e Uil, a Cuneo, insieme per celebrare la Festa del lavoro 2022 che quest’anno ha come slogan: “Al lavoro per la pace”.
 
Il tradizionale corteo a Cuneo, avrà la partenza da piazza Galimberti alle ore 10 e l’arrivo al Parco della Resistenza, dove è previsto il comizio conclusivo del segretario generale Cisl Cuneo Enrico Solavagione e di Davide Masera e Armando Dagna, rispettivamente Segretari generali CGIL e UIL Cuneo.
 
La manifestazione, dichiarano i promotori, “non potrà anche essere di richiamo per non dimenticare un tema di grande attualità, quello delle morti sul lavoro”. Sono 31 le persone nel cuneese che nel 2021 sono state vittime sul lavoro di cui 9 in itinere nel tragitto tra casa-lavoro. Anche il numero degli infortuni non è da meno. Nella nostra provincia circa 8000 persone infortunate sul lavoro.
 
“Domenica cercheremo - dichiara il segretario generale UST CISL Cuneo Enrico Solavagione -, di dare un messaggio di speranza. Il ritrovarsi nuovamente nelle piazze è un momento importante. I temi che quest’anno abbiamo intenzione di evidenziare sono la pace e le morti sul lavoro. La pace perché crediamo che bisogna condannare senza se e senza ma la guerra mettendo davanti a tutto la diplomazia e portando avanti il dialogo perché termini questa guerra. Altro tema sarà le morti sul lavoro. Un numero spaventoso di persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Un numero che vogliamo incidere. Vogliamo aprire un tavolo con le associazioni imprenditoriali e il Sindacato per cercare di porre al centro i temi delle morti sul lavoro”.
 
“Noi ci siamo - conclude il segretario Solavagione - e vogliamo dare il nostro contributo per dare voce a quelle famiglie delle persone morte sul lavoro che ci chiedono di evitare la parola ‘tragica fatalità’. Sono morti che potevano essere evitate e che si possono evitare”.

c.s.

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