CUNEO - Il servizio su rotaia è carente: nel Cuneese 155 Comuni sono lontani dalle stazioni ferroviarie

I dati forniti dalla fondazione Openpolis su accessibilità e prossimità dei servizi ferroviari. Colombero (Uncem): “Per come siamo messi oggi, immaginare territori più collegati è un’utopia"

Micol Maccario 06/02/2024 13:45

La montagna, per essere attrattiva, deve essere capace di fornire servizi efficienti: sanità, negozi, uffici, istituti scolastici, asili nido e luoghi di cura per gli anziani. Ma anche il trasporto pubblico riveste un ruolo fondamentale. La mobilità, infatti, è cruciale per garantire a tutti il diritto di spostarsi ed è al contempo uno strumento per ridurre l’impatto inquinante sull’ambiente. In questo senso, uno dei mezzi di spostamento più sostenibile dal punto di vista ambientale è quello ferroviario. Ma non tutti i territori italiani sono forniti di treni e servizi efficienti allo stesso modo. 
 
Come spiega la fondazione Openpolis, nelle aree interne “una delle caratteristiche chiave dei comuni polo è la stazione dei treni, che deve essere almeno di tipo silver”, cioè impianti di dimensioni medio/piccoli, dotati di servizi regionali/metropolitani e caratterizzati da un elevato numero di fruitori.     
 
Per capire il livello di servizio offerto su un determinato territorio è importante valutare due parametri: l’accessibilità e la prossimità. La prima è la capacità di raggiungere la stazione entro un determinato tempo, la seconda è la presenza o l’assenza di un’infrastruttura ferroviaria su un dato territorio. Secondo un’analisi condotta da Istat su 258 stazioni ferroviarie a livello nazionale, solo il 32,8% dei comuni ha una stazione ferroviaria che risulta sia accessibile che prossima. Il 61% della popolazione italiana può raggiungere facilmente e rapidamente uno snodo ferroviario, mentre il 17,2% ha una stazione lontana ma ben collegata. Ci sono però anche zone in cui il trasporto su rotaia non è né accessibile né prossimo. Secondo i dati di Openpolis, disponibili gratuitamente sul loro sito, è una situazione che riguarda 2.599 comuni, cioè il 32,8% delle amministrazioni italiane, dove vivono circa 6,8 milioni di persone.    
 
L’Abruzzo e la Basilicata sono le regioni con il maggior numero di comuni e abitanti distanti dalle ferrovie in Italia, a cui si aggiungono la Valle d’Aosta e la Basilicata. Tra le regioni collegate meglio invece ci sono la Lombardia, il Veneto e l’Umbria. Se si analizzano le province, in fondo alla classifica ci sono Nuoro, Chieti, Rieti ed Enna. Il Piemonte non si trova né a un estremo né all’altro, anche se Torino è tra le città meglio collegate d’Italia insieme a Milano, Bologna e Venezia. Ma, guardando nello specifico la situazione della Granda, molte zone rimangono tagliate fuori da questo tipo di servizio.    
 
Il Cuneese
 
Nella provincia di Cuneo si fa presto a contare i comuni in cui, secondo i dati di Openpolis, c’è una stazione accessibile e prossima, perché sono appena tredici. Fanno parte della lista, tra le altre, Alba, Racconigi, Barbaresco e Grinzane Cavour. Anche la lista di quelle accessibili ma non prossime è molto breve. Si contano dieci comuni, tutti sotto i 5.600 abitanti, tra cui Santo Stefano Belbo, Neive, Govone e Canale. Sale a 69 il numero di quelli non accessibili ma prossimi. Il numero più alto però riguarda le stazioni non accessibili e non prossime, se ne contano 155 solo in provincia di Cuneo. Le principali si trovano in zone di montagna, come Aisone, Argentera, Cartignano, Pradleves, Roccabruna e Casteldelfino. Ma fanno parte della lista anche località situate ad altitudini inferiori, come Villanova Mondovì, Narzole e Dogliani. Non è una situazione che tocca solo le città più periferiche, “anche Cuneo non è fornita di treni. Si fa prima ad andare a Milano in macchina che prendere il treno”, dice Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte. 
 
Lo spopolamento delle zone montane è noto e ormai in atto da decenni. Se la montagna vuole cercare di essere attrattiva deve essere capace di garantire servizi efficienti, che sappiano rispondere alle necessità di vecchie e nuove generazioni. E sicuramente il trasporto – su rotaia e non – è un aspetto da tenere in considerazione e su cui lavorare. Il tema era stato toccato anche dal presidente Sergio Mattarella anni fa in occasione della Giornata Internazionale della Montagna ma, nonostante sia passato del tempo, la situazione non è cambiata. “È negli spazi alpini e appenninici di ogni zona montana che emergono con straordinaria puntualità sia i disagi derivanti dall’essere periferie, sia le disuguaglianze nell’accesso ai servizi pubblici essenziali tali da manifestare una vera e propria questione di garanzia di diritti di cittadinanza per gli abitanti di queste aree”.
 
Ma si tratta di cambiamenti che necessitano di tempo. “Per come siamo messi oggi, immaginare di avere territori più collegati è un’utopia - continua Colombero -. Abbiamo linee dismesse e zone in cui le linee ci sono ma non vengono messi treni. Immaginare di portare ferrovie dove non ci sono credo al momento sia impensabile”. 
 
Se nella teoria il trasporto su rotaia potrebbe essere una possibilità di svolta per alcuni territori, nella pratica la situazione è più complessa. “Bisogna ragionare sul fattibile, iniziando dall’implementazione delle linee esistenti. Dovremmo investire sulle linee che ci sono, potenziando anche i servizi del trasporto su gomma, per poi arrivare alle ferrovie. Tutto deve essere rivisto in funzione dei cittadini, non di chi eroga il servizio come è stato fatto negli ultimi trenta/quarant’anni”.   

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