CUNEO - Il turismo di prossimità non è tutto rose e fiori: ''Gli alberghi viaggiano al 20% della normale attività"

L'allarme di Giorgio Chiesa (Federalberghi). Chiesti la proroga degli ammortizzatori sociali e lo stato di calamità

Giorgio Chiesa, presidente di Federalberghi

S.M. 17/07/2020 09:00

“In questo momento il settore alberghiero è il più danneggiato dall’emergenza sanitaria”. Sono parole che sottolineano la crisi in atto quelle di Giorgio Chiesa, presidente di Federaberghi Cuneo. Un grido d’allarme, il suo, che nasce dalla constatazione di come molti alberghi - a due mesi e mezzo dalla fine del lockdown - siano ancora chiusi e la maggioranza di quelli aperti viaggi al 20% dell’attività in tempi pre-covid. “I colleghi delle valli fanno qualcosa in più, mentre le grandi città sono ferme, a Torino soltanto il 50% ha riaperto”, spiega il titolare dell'Hotel Palazzo Lovera di Cuneo. Insomma, la rinascita del cosiddetto turismo di prossimità non è tutta rose e fiori.
 
Le 18 settimane di Cassa Integrazione previste volgono al termine, ma per il mondo dell’hotellerie l’emergenza non è finita. “Mancano i bus, i pacchetti turistici. C’è qualche turista francese, ma i numeri degli anni scorsi sono lontani, inoltre domenica chiude il tunnel di Tenda (in orario notturno n.d.r.), non è certamente un grande aiuto”.
 
Federalberghi ha chiesto la proroga degli ammortizzatori sociali e lo stato di calamità. "Abbiamo chiesto l’allungamento della Cassa Integrazione, comprendiamo le difficoltà dello Stato a coprire il costo, ma il problema ce l’abbiamo - conclude Chiesa -. Se ci trovassimo a lasciare i dipendenti a casa le conseguenze sarebbero gravissime per tutti”.

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