CUNEO - In Piemonte chiudono più aziende di quelle che aprono

Il dato, diffuso dalla Camera di Commercio, si riferisce al primo trimestre dell'anno. Dardanello: 'Servono misure efficaci'

02/05/2018 12:40

Nei primi tre mesi del 2018 il sistema produttivo regionale ha evidenziato una nuova contrazione della propria base imprenditoriale. In un trimestre che tradizionalmente consegna un bilancio negativo all’anagrafe delle Camere di commercio, la numerosità complessiva delle aziende che hanno cessato la propria attività è risultata, infatti, ancora una volta superiore a quella delle iniziative imprenditoriali nate sul territorio. Il dato negativo se paragonato a quello diffuso stamane dalla Regione Piemonte sull'aumento dei contratti di lavoro. 
 
Il primo trimestre del 2018, quindi, si è chiuso in rosso per il tessuto imprenditoriale piemontese. In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio emerge come, nel periodo gennaio-marzo 2018, siano nate in Piemonte 8.138 imprese, performance peggiore in termini di natalità dell’ultimo decennio. Anche le cessazioni hanno mostrato, negli ultimi dieci anni, una dinamica calante, che tuttavia non ha pienamente compensato la diminuzione delle iscrizioni. Nel periodo gennaio-marzo 2018 le cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio) si sono attestate a 10.767, il saldo è risultato negativo per 2.629 unità. Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2018 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 432.743 unità.
 
I dati non brillanti dei primi tre mesi dell’anno, riferiti a tutti i settori e a tutte le province piemontesi, ci restituiscono una regione ancora fragile. Statisticamente, comunque, in questo trimestre, si presentano in modo regolare saldi negativi: a fine anno si concentrano, infatti, la maggior parte delle cessazioni di attività, il cui riflesso si registra nel Registro imprese delle Camere di commercio nelle prime settimane del nuovo anno. Ora più che mai, l’intervento di tutte le istituzioni - in particolare della Regione Piemonte a fianco delle Camere di commercio - deve essere più incisivo. Servono misure efficaci, che restituiscano fiducia al nostro sistema produttivo e consentano di innescare un nuovo percorso di crescita” commenta Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere Piemonte.
 
Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,60%, dato identico rispetto al I trimestre dello scorso anno e lievemente più negativo rispetto a quanto registrato nel I trimestre 2016 (-0,48%). L’intensità della contrazione della base imprenditoriale piemontese risulta, ancora una volta, superiore a quella rilevata a livello nazionale (-0,25%).
 
Il dato regionale scaturisce dalle flessioni delle basi imprenditoriali di tutte le realtà provinciali. Verbania (-0,38%) e Novara (-0,47%) registrano le contrazioni di entità minore. Il capoluogo regionale evidenzia un tasso di crescita del -0,56%, seguito da Cuneo (-0,59%). I restanti territori manifestano dati peggiori della media regionale; in particolare, Vercelli segna un -0,65% e Asti registra un tasso del -0,68%. Come nel I trimestre 2017 le perdite più intense caratterizzano Biella (-0,83%) e Alessandria (-0,86%).
 
L’analisi per forma giuridica evidenzia segnali positivi per le sole società di capitale, che rappresentano il 17,8% delle imprese aventi sede legale in Piemonte e che hanno realizzato, nel I trimestre del 2018, un tasso di crescita dello +0,66%. Appaiono negativi, invece, i saldi anagrafici delle altre classi di natura giuridica: la flessione più intensa riguarda, ancora una volta, le imprese individuali (-0,91%), che costituiscono oltre la metà del sistema imprenditoriale regionale. Per queste forme di impresa è infatti ormai da anni particolarmente intenso la mortalità, per nulla o quasi compensata dalla nascita di nuove realtà. In calo anche le società di persone (-0,81%) e le altre forme (-0,47%).
 
Nei primi tre mesi dell’anno tutti i settori di attività hanno registrato tassi di variazione dello stock negativi. Gli altri servizi (-0,18%) e il turismo (-0,50%), gli stessi comparti che nel 2016 e nel 2017 avevano realizzato le performance migliori, scontano le flessioni di minore intensità. L’industria in senso stretto (-0,59%) segna un tasso in linea con il risultato medio del tessuto produttivo regionale. Il commercio (-0,97%) e le costruzioni (-0,89%) subiscono flessioni più marcate. Il risultato più negativo appartiene ancora una volta all’agricoltura (-1,43%).
 

c.s.

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