CUNEO - 'In Piemonte il rischio da alluvione riguarda un milione di persone'

Le riflessioni di Coldiretti Piemonte a 25 anni dai tragici fatti del 1994: 'Servono cura del patrimonio agricolo e politiche di prevenzione'

07/11/2019 08:50

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Coldiretti Piemonte.
 
5 e 6 novembre 1994: sono passati 25 anni da quei terribili giorni in cui il Piemonte fu devastato dall’alluvione che colpì gran parte del territorio centrale e meridionale, fino al confine con la Liguria. I comuni coinvolti furono 750 sui 1290 complessivi, di cui 190 classificati come gravemente danneggiati o alluvionati. Subirono particolarmente danni le province di Alessandria (il quartiere Orti, San Michele, Casalbagliano, Solero e Castelceriolo), Asti, Torino, Cuneo e Vercelli. In tutto il Piemonte ci furono 70 vittime, più di 2.300 sfollati e circa 5.500 miliardi di lire di danni, di cui oltre il 40% per l’agricoltura tra campi sommersi dalla furia dei fiumi esondati, stalle decimate, migliaia di capi di bestiame morti e strutture completamente distrutte. Nell’astigiano fu colpita l'orticoltura lungo le pianure dei fiumi Tanaro, Belbo, Bormida e dei torrenti Borbore, Tinella e Triversa. Nel cuneese da Ceva a Clavesana, da Ormea ad Alba, furono 141 i Comuni colpiti, borgate intere furono inondate, andarono distrutte abitazioni e furono spazzate cascine e infrastrutture. Crollarono ponti e furono interrotte strade comunali, poderali, provinciali e statali, mandando in tilt la viabilità. Nessun comparto agricolo fu risparmiato. Particolarmente grave fu la situazione per i cereali e il foraggio, con
centinaia e centinaia di ettari allagati, sepolti da detriti. Il Po superò i 5 metri ed esondò a Torino al Borgo medievale e a Madonna del Pilone e la Dora Baltea uscì dagli argini fra San Mauro Torinese e Chivasso, oltre che tra Saluggia e Verolengo, sormontando l’autostrada.
 
“Scene apocalittiche che non possiamo dimenticare nella ricorrenza del 25°anniversario – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – e che ci devono far portare in primo piano la necessità della messa in sicurezza dei corsi d’acqua in generale, oltre alla necessità di trovare misure preventive visti i cambiamenti e gli sconvolgimenti climatici in atto. Da sempre una priorità che diventa un vero e proprio problema non risolto quando si parla di pulizia dei fiumi e dei torrenti che si ripresenta puntualmente ogni qual volta l’intensità delle precipitazioni sia superiore alla media. Oltretutto, in Piemonte, secondo i dati ISPRA, il rischio da alluvione riguarda quasi un milione di persone mentre il rischio da frana può coinvolgere 80 mila abitanti e la nostra regione si colloca in alto alla classifica dei Comuni a rischio idrogeologico con percentuali tra il 90 % ed il 100%. Purtroppo le cause di tutto ciò sono da cercare nella smania di cementificare e nella tendenza all’abbandono. Grazie all’agricoltura, invece, si ha il presidio di territori che altrimenti sarebbero distrutti, soprattutto in aree collinari e montane, per questo il nostro patrimonio agricolo deve avere un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico”.


c.s.

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