CUNEO - In Piemonte reddito di cittadinanza revocato a chi non partecipa ai corsi di formazione

Il presidente della Regione Alberto Cirio: "Dobbiamo aiutare chi non può lavorare, non chi non vuole"

Redazione 05/11/2021 10:07

Sull’istituzione del reddito di cittadinanza il nostro pensiero è molto chiaro: dobbiamo aiutare chi non può lavorare, non chi non vuole”. Lo ha scritto in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook il presidente del Piemonte Alberto Cirio. Ieri, giovedì 4 novembre, la Regione ha annunciato la sua nuova “linea”: in Piemonte il reddito di cittadinanza sarà condizionato alla partecipazione ai corsi di formazione per la ricollocazione nel mondo del lavoro. Coloro che non parteciperanno a questi corsi verranno segnalati all’INPS affinché venga loro sospesa l’erogazione del reddito.
 
Solo così - commenta Cirio - il reddito di cittadinanza diventa un vero  sostegno temporaneo per la ricollocazione lavorativa e non invece una misura assistenziale inutile e troppo spesso abusata da chi non ne avrebbe nessun diritto”.
 
I 20 mila percettori del reddito di cittadinanza firmatari del patto per il lavoro, sugli 80 mila complessivamente assegnatari in Piemonte di questa misura, saranno chiamati dalla Regione a frequentare percorsi di formazione della durata massima di 200 ore basati su due elementi: competenze digitali e trasversali funzionali ad un’attivazione più incisiva nella ricerca di un’occupazione; sviluppo di competenze di base tarate sul fabbisogno effettivo della persona e renderla così più spendibile sul mercato del lavoro.
 
L’assessore al Lavoro e Formazione professionale Elena Chiorino rileva che “il reddito di cittadinanza è una misura che purtroppo non aiuta a trovare lavoro, era facilmente prevedibile già quando era stato ideato e i dati oggi lo confermano. La nostra è una misura indipendente da quelle del Governo, interamente regionale. La novità si traduce nell’obbligatorietà della formazione con un doppio obiettivo: a chi è seriamente in cerca di lavoro si forniscono degli strumenti “personalizzati” per facilitare la ricollocazione e l'incrocio fra domanda e offerta, ma nel contempo si traduce in una stretta nei confronti dei ‘furbetti’ che nel frattempo lavorano in nero. Chi non parteciperà, perderà il diritto al sussidio. Ci sembra un'azione rispettosa del denaro pubblico e di tutti i cittadini che non percepiscono il reddito di cittadinanza, ma pagano regolarmente le tasse”.
 

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