Riceviamo e pubblichiamo. Ho presentato oggi in Consiglio Regionale un’interrogazione relativa alla cooperativa sociale “Per Mano” di Cuneo, attualmente coinvolta in un’indagine dell’Autorità giudiziaria per ipotesi di maltrattamenti nei confronti di persone con disabilità, violenza privata, sequestro di persona e irregolarità gestionali. Nella risposta in Aula è stato riportato che, a seguito dei controlli eseguiti dagli enti competenti, “non sono stati riscontrati elementi di irregolarità”. Tuttavia, alla luce della gravità delle accuse emerse e dei provvedimenti cautelari adottati, questo dato non può che sollevare interrogativi sull’effettiva funzionalità e profondità dei sistemi di controllo e vigilanza previsti per le strutture socio-sanitarie accreditate. Se gli strumenti di monitoraggio e ispezione risultano sempre formalmente corretti, ma non intercettano criticità così gravi fino all’intervento della Procura, è necessario chiedersi se i controlli servano realmente a garantire la tutela delle persone più fragili o se siano ridotti al minimo, più utili a certificare conformità burocratiche che a verificare la qualità reale dei servizi. Il punto non è mettere in discussione l’operato di singoli operatori o il valore del lavoro socio-educativo di tutti gli addetti ai lavoro, bensì evidenziare come il settore della disabilità viva da anni una condizione strutturale di sottofinanziamento, che può favorire turn-over elevato, carichi di lavoro eccessivi, riduzione delle attività educative e relazionali e, di conseguenza, maggior rischio di condizioni di isolamento, regressione o sofferenza degli ospiti. Ci dobbiamo fare carico del reale benessere delle persone disabili, della formazione e supervisione del personale, investire nella qualità della vita delle persone con disabilità, ma anche intensificare e potenziare i controlli. Per questo, dopo il question time di oggi, ho depositato un’interrogazione alla Regione per chiarire, in modo semplice e trasparente, come vengono fatti i controlli nelle strutture: se sono solo verifiche formali o se vanno davvero in profondità, osservando l’organizzazione interna, il modo in cui si lavora con le persone, la qualità delle relazioni e delle attività proposte. Abbiamo chiesto quante persone sono impiegate in questo settore, e se sono sufficienti per tutti i controlli necessari. Abbiamo chiesto anche come viene monitorato il personale: quali qualifiche ha, quanta formazione riceve, quanto è stabile il gruppo di lavoro, perché sappiamo che continuità e competenza fanno la differenza nella cura. E abbiamo chiesto se vengono garantite attività significative, uscite, contatti costanti con le famiglie, progetti individualizzati. In altre parole: se la vita all’interno della struttura sia una vita piena, e non una semplice gestione della presenza. Il punto è capire se i controlli servono davvero a tutelare le persone o se rischiano di ridursi a burocrazia. E soprattutto se la Regione intenda rafforzare questi strumenti e investire risorse adeguate affinché il sistema non funzioni “al minimo”, ma rispetti pienamente la dignità delle persone con disabilità. Per questo, sulla base delle informazioni che riceveremo, ho intenzione di scrivere, di concerto con le associazioni di persone con disabilità e i loro famigliari e in collaborazione con la consigliera Federica Barbero (che come me oggi ha sollevato il caso in consiglio regionale) un emendamento al piano socio-sanitario per migliorare questo sistema affinché non debbano più esserci in futuro nella nostra Regione casi come quello a cui abbiamo assistito nel territorio cuneese. Giulia Marro Consigliera regionale AVS