Riceviamo e pubblichiamo:
Quest’anno non celebrerò la Giornata della Memoria 2024.
Ricorrenza che onoro dal 2014 da quando scrissi con il partigiano ebreo Isacco Levi, le memorie della sua famiglia sterminata ad Auschwitz. Quest’anno ricorre il centenario dalla sua nascita avvenuta il 1 luglio 1924. Ebreo ma partigiano, patriota israelita ma con un crocifisso sul letto, che continuò a tenere anche dopo la morte della moglie: sicuramente non ancorato a dogmi inaccettabili nel mondo odierno.
Non posso condividere il grave silenzio di molte comunità ebraiche le quali non si espongono per il genocidio in corso in Palestina: nemmeno di fronte ai numeri aberranti di bambini sterminati da pianificati bombardamenti israeliani. La contraddizione di celebrare la memoria dei lager e chiudere gli occhi su quanto accade ogni giorno nel piccolo lager di Gaza, nel disinteresse della comunità internazionale e nel solco della debolezza ONU, è aberrante.
Quest’anno non celebrerò la Giornata della Memoria 2024, con decisione addolorata non seguirò alcun intervento: non posso essere complice del silenzio di chi a suo tempo fu vittima ed oggi tace, con ipocrisia, di fronte al massacro pianificato di un'intera popolazione. Da 75 anni essa viene segregata nella striscia di Gaza e oggi partono razzi che incidono migliaia di bambini. Peccato che non ci sono più i testimoni: chi ne ha ereditato i ruoli oggi spesso è inadeguato. Ci si rivolge, come Comunità ebraica di Roma, addirittura al Ministro dell’interno per vietare un democratico e apolitico corteo pro Palestina?
Un bel libro su Sacco e Vanzetti si intitolava “Gridatelo dai tetti”: quello che oggi invece non fanno molti degli eredi della shoah. La storia si ripete e non è mai un lieto fine. Ma solo una fine.
Avv. Alessio Ghisolfi