Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio direttore,
quello che ormai da troppo tempo accade in Medio Oriente, ci induce a delle riflessioni sulle azioni militari di Israele a Gaza e in Cisgiordania e le drammatiche conseguenze. Diciamolo una buona volta senza timore: non hanno sempre tutte le ragioni. Di contro, vi è Hamas, che tiene sotto ricatto terroristico la popolazione palestinese, oltre un milione di civili innocenti, che non sa e non può sfuggire alla loro ipoteca. Per questo Hamas non merita alcuna solidarietà.
È una frattura profonda, fatta di odio e seminata di morte, con reciproci e improponibili ultimatum e inaccettabili condizioni, che spacca in due la politica e l’opinione pubblica.
Per quanto ci riguarda, la nostra riflessione parte da lontano. Abbiamo sempre avuto ammirazione per il popolo di Israele, popolo fiero, appassionato custode della propria storia e religione, avamposto della civiltà occidentale in Medio Oriente. Abbiamo sempre avvertito che Israele meritava rispetto e solidarietà per l’affermazione della propria Nazione, per la lotta contro il continuo assalto arabo e musulmano, per la sua volontà operosa e battagliera. E ancora ricordiamo che l’on. Giulio Caradonna, autorevole dirigente del MSI, nel periodo della guerra dei Sei Giorni del 1967, offrì al rabbino capo di Roma protezione da parte della gioventù nazionale per fronteggiare gli attacchi antisemiti dell’ultrasinistra.
Fu il processo ad Erich Eichmann del 1961, che con geniale colpo politico Ben Gurion volle si tenesse a Tel Aviv, che ha fatto esplodere un effetto mediatico di portata mondiale, cioè l’olocausto degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Ma la guerra dei Sei Giorni tra Israele e i Paesi arabi, fu a tutto danno della popolazione palestinese, ridotta senza terra e senza mezzi di sussistenza, in conseguenza della politica di espansione dello Stato di Israele. Da allora abbiamo assistito in tutto il mondo ad un crescendo di manifestazioni, trasmissioni televisive, libri, film, spettacoli di ogni genere sull’olocausto degli ebrei, perché non di dimenticasse, perché non si ripetesse quello che era accaduto. E invece...
Allo stesso tempo era interdetto avanzare riserve sulle azioni espansionistiche degli israeliani, tanto meno proporre risoluzioni per affrontare l’evidente problema palestinese; ogni solidarietà espressa a quel popolo era tacciata di antisemitismo o addirittura di filoterrorismo, a causa delle compromissioni con le organizzazioni armate filopalestinesi. In Italia, si ravvivava la strumentalizzazione antifascista e la contrapposizione alla Destra politica; straripava l’icona della sen. Liliana Segre, sostenuta da tutte le sinistre. Poi, con lo stato di guerra, prorompeva l’opposizione all’interno dello stesso Stato di Israele. Ciò dava l’occasione perché ovunque si contestasse esplicitamente gli ebrei. Le posizioni cambiarono: paradossalmente le sinistre italiane non si schierarono più a fianco degli ebrei.
A questo punto, con la pressione della volontà dei cittadini di ogni Paese, tutti gli Stati coinvolti o allarmati da questa tragedia devono trovare modo di imporre la fine della guerra, pena la pace nel mondo intero. Comunque la si veda siamo convinti che se non si fermano i massacri a Gaza, Israele perderà l’appoggio di gran parte dei governi occidentali, i quali arriveranno a riconoscere uno Stato palestinese che di fatto non esiste. Ma è necessario anche che Hamas sia debellato, se si vuole porre fine ad una crisi di guerra infinita. Si impone l’intervento congiunto degli Stati Uniti, decisi nella scelta da compiere, dei Paesi arabi, che sono sui margini della guerra, dell’Europa, che può incidere solo se è compatta, e dei moniti del Pontefice della Chiesa cattolica.
Non è questione di parteggiare, ma di intervenire perentoriamente su tutti i responsabili di questa follia.
Grazie per l’attenzione, distintamente.
Paolo Chiarenza (Busca), Guido Giordana (sindaco di Valdieri), Paolo Barabesi (consigliere comunale Cavallermaggiore), Mario Franchino (Beinette), Mario Pinca (Saluzzo), Rosalia Grillante (Vicoforte Mondovì), Luca Ferracciolo (Borgo S. Dalmazzo), Emiliano Negro (sindaco di Roburent), Alfredo Peira (Mondovì)