CUNEO - L'accusa di Rifondazione Comunista: "L'assessore Marrone calpesta l'autodeterminazione delle donne"

Secondo il partito radicale l'esponente della Giunta Cirio "usa soldi pubblici per la propaganda antiabortista"

Redazione 14/04/2022 13:23

 
Alberto Deambrogio, segretario di Rifondazione Comunista Piemonte e Valle d’Aosta, interviene sulla decisione dell’assessore di FdI Marrone di stanziare 400mila euro alle associazioni "pro-vita". Riceviamo e pubblichiamo.
 
La decisione dell’assessore Maurizio Marrone di destinare 400.000 euro alle associazioni “pro-vita” perché possano aiutare le donne in difficoltà economiche, convincendole a non abortire, è solo l’ultimo tassello di una politica della giunta Cirio che mina alla radice le più elementari conquiste del movimento femminista e risospinge la società verso modelli arcaici che speravamo definitivamente superati.
 
Ancora una volta la giunta Cirio sfida i principi basilari dell’autodeterminazione femminile, che del resto aveva pesantemente attaccato già due anni fa, quando aveva introdotto la possibilità, per le associazioni pro vita (nome di per sé aberrante, perché sottende che chi non la pensa come loro sarebbe pro morte), di svolgere la loro propaganda nei consultori pubblici.
 
In un momento in cui si invocano “sacrifici” (da parte dei soliti, i lavoratori e le lavoratrici, mentre le misure per colpire i redditi e i patrimoni alti rimangono argomento tabù), dal cilindro di Marrone e della giunta regionale spuntano 400.000 euro. Questi soldi, anziché essere utilizzati per interventi strutturali atti a contrastare la crescente marginalizzazione delle donne sul mercato del lavoro e per politiche sociali universalistiche, all’altezza delle sfide poste dai due anni di pandemia e, oggi, dal carovita innescato dalla guerra in Ucraina, servono soltanto a compiacere il bacino elettorale della coalizione al governo in Piemonte – quello più retrivo, per giunta.
 
A farne le spese, la dignità delle donne: non di aiuto si tratta, infatti, ma di ricatto, compiuto su chi, per condizione economica e psicologica, si trova in stato di estrema vulnerabilità. Mentre l’attenzione pubblica viene riversata ad arte, dai media e dalla classe politica, sui “femminicidi” e gli stupri, si lasciano in ombra altre forme di violenza sulle donne, certamente meno brutali, ma socialmente corrosive: quella sistemica, perpetrata da una società in cui la discriminazione delle donne è necessaria al fine della riproduzione del sistema economico dominante, e quella simbolica, che mantiene e alimenta una visione della donna come soggetto minoritario e corpo di cui disporre. Per Marrone le donne evidentemente non sono altro che fattrici, programmate per partorire se solo dispongono di un po’ di soldi: come se la scelta di avere o non avere un figlio non dipendesse da mille variabili, sociali e personali. E poi: le donne che per svariati motivi (inclusa la violenza sistemica e simbolica di cui sono vittime) decidono a monte di non avere figli? A loro chi ci pensa?
 
Sul piano istituzionale, poi, è sconcertante che l’intervento sia affidato ad associazioni private: come valuteranno l’idoneità delle gestanti a ricevere la somma di denaro (4000 euro)? A quali (verosimilmente umilianti) “verifiche” le sottoporranno? E chi e come controllerà queste associazioni?
 
Ancora una volta, le istituzioni delegano al privato funzioni essenziali, che in questo caso addirittura toccano la sfera più profonda della persona. La salvaguardia della legge 194, minacciata da più parti, richiede un monitoraggio e una lotta costanti, se non vogliamo fare la fine della Polonia.
 
Partito della Rifondazione Comunista - Comitato regionale del Piemonte e Valle d’Aosta

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