CUNEO - 'L'autore dell'articolo sullo spaccio di droga nei giardini di corso Galileo Ferraris ha mancato di deontologia professionale'

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice (e la risposta del giornalista) in merito a un pezzo di cronaca pubblicato la scorsa settimana

26/11/2019 16:07

Riceviamo e pubblichiamo una lettera pervenutaci via mail, alla quale alleghiamo la risposta del redattore dell'articolo.

LA LETTERA

Spettabile redazione,
sono venuta  a conoscenza dell’articolo, pubblicato martedì 19 novembre 2019, inerente l’arresto per spaccio di droga nei giardini pubblici di Cuneo - corso Galileo Ferraris. Globalmente nulla da rilevare, se non per due passaggi nella stesura della notizia di cronaca.

A – Si parla di un ragazzino, ma, trattandosi di un maggiorenne – per quanto da poco tempo - , l’autore dell’articolo di giornale avrebbe dovuto utilizzare almeno il termine ragazzo, perché autore e lettori sono italiani. Infatti, se emittente e destinatari fossero stati di altra nazionalità – europea o asiatica – maggiore età vuol dire automaticamente uomo e donna nella piena assunzione dei propri doveri e delle proprie responsabilità.

B –  Forse con poca fiducia nella conoscenza toponomastica da parte dei lettori del giornale, per localizzare ulteriormente il luogo dell’evento di cronaca, l’autore dell’articolo fa riferimento all’IC Cuneo via Sobrero, dando, però, un’informazione sbagliata e commettendo un errore dal peso non solo puramente contenutistico ma anche etico. Innanzitutto i giardini di corso Galileo Ferraris sono un’area comunale, che non ha nulla a che vedere con quello che viene indicato come l’Istituto Comprensivo di Cuneo via Sobrero,  anche perché con l’espressione ‘Istituto Comprensivo’ s’intende un’entità istituzionale e non un edificio. Inoltre, l’autore dell’articolo – sicuramente in modo involontario - ha mancato di deontologia professionale, poiché ha indotto una metacomprensione errata nel lettore, che da una lettura superficiale e non critica potrebbe aver associato spaccio di droga e Istituto Comprensivo di via Sobrero. L’uso del termine ragazzino, infatti, rafforza la potenziale formazione di un’erronea considerazione dell’istituzione scolastica.

Come cittadina, ma soprattutto in quanto docente di un Collegio dei Docenti che quotidianamente s’impegna molto – spesso anche oltre quanto richiesto dal ruolo docente - per la formazione educativa degli alunni affidati, cercando di prevenire comportamenti non adeguati e di correggere quelli non rispettosi delle regole di convivenza civile e democratica, la possibile associazione che trapela dall’articolo ha amareggiato la scrivente e i colleghi con cui è stata condivisa la lettura del testo di cronaca.

Ringraziando dell’attenzione

Elena Previti


LA RISPOSTA DEL REDATTORE DELL'ARTICOLO

Gentile lettrice,

Tralascio il dibattito sul significato di ‘ragazzino’, termine evidentemente utilizzato per sottolineare la giovane età dell’acquirente (appena maggiorenne), indipendentemente dalla sua nazionalità.

Nell’articolo in questione si menziona l’Istituto Comprensivo semplicemente per aiutare la memoria del lettore a individuare il luogo in cui è avvenuto il fatto e, semmai, per sottolineare la gravità del reato commesso nei pressi di una scuola, non certo per associarlo ad essa. Inoltre le faccio notare che scrivere  ‘Istituto Comprensivo’ è una metonimia topografica utilizzata per indicare lo spazio fisico in sé. Spesso si sente dire ‘Senato’ invece di ‘palazzo Madama’.

Non ravviso ‘metacomprensioni indotte’ all’interno dell’articolo. Se qualcuno legge un testo tanto distrattamente da non coglierne i punti salienti, come spesso avviene, ne è responsabile in prima persona. Se rispondessimo dell’interpretazione che i lettori danno ai nostri articoli diventeremmo matti nel giro di tre giorni. Lo scorso giovedì 21 novembre abbiamo pubblicato un pezzo per ricordare gli ebrei di Saint-Martin-Vesubie, deportati e sterminati nel campo di concentramento di Auschwitz. L’articolo è stato condiviso sulla nostra pagina Facebook, dove un ‘lettore’ ci ha chiesto di parlargli di Stalin e di Lenin. Avremmo dovuto preoccuparci della sua ‘metacomprensione’?

Nel ringraziarla per l'attenzione porgo i miei più cordiali saluti a lei e ai colleghi che si sono sentiti toccati dall'articolo in questione. Nell'auspicio che le spiegazioni addotte in questo breve scritto siano state sufficienti per chiarire le sue perplessità.

Samuele Mattio

Redazione

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