LIMONE PIEMONTE - "L'inaugurazione del Tenda? Come una squadra che perde 5-0, segna il gol della bandiera ed esulta"

Le riflessioni di un lavoratore transfrontaliero dopo la riapertura del valico: "Tono e clamore sembravano voler celebrare un'impresa straordinaria, ma la realtà dei fatti è un'altra"

Redazione 02/07/2025 14:29

Riceviamo e pubblichiamo. Il 27 giugno sarà ricordato come il giorno dell’inaugurazione del nuovo Tunnel del Tenda. O almeno, così ci è stato presentato. Una cerimonia che, per tono e clamore, sembrava voler celebrare un’impresa straordinaria. Peccato che la realtà dei fatti racconti ben altro. L’apertura del tunnel, attesa da anni, è arrivata dopo ritardi interminabili, promesse disattese, costi più che raddoppiati e un servizio ferroviario che ha rasentato il grottesco. Una parabola che, a ben guardare, somiglia più alla partita di una squadra di calcio che perde 5 a 0, segna il gol della bandiera ed esulta con entusiasmo fuori luogo, invece di rimboccarsi le maniche e cercare di salvare il salvabile. La cerimonia ha avuto toni trionfali, ma ha accuratamente evitato di menzionare alcuni dettagli tutt'altro che trascurabili: il tunnel resta un cantiere ancora attivo, con lavori tutt’altro che conclusi. L’orario di apertura è provvisorio, limitato fino alla fine dell’estate. E poi? Nessuno ha avuto il coraggio di esporsi con certezze, perché certezze – dopo tutto quello che è successo – semplicemente non ce ne sono. Non solo. Nessuno ha avuto l’onestà, o forse il coraggio, di chiedere scusa ai cittadini per i disagi, per gli anni di attesa, per la gestione spesso approssimativa. I cittadini, poi, erano del tutto assenti all’evento. E non per caso. L’inaugurazione è stata ben presidiata dalle forze dell’ordine, in quello che è sembrato più un evento blindato che un momento di condivisione pubblica. Il timore dei fischi, dei malumori, delle contestazioni era troppo alto. Meglio evitare il confronto. Nel frattempo, tra tagli di nastro e strette di mano soddisfatte, nessuno ha ancora detto quanto sia costata questa cerimonia, chi l’ha pagata e se – ancora una volta – a farne le spese siano stati i cittadini. Ora, tra le polemiche e i sorrisi di facciata, resta una sola speranza: che, almeno dopo tutto questo clamore mediatico, si continui a lavorare davvero. Senza altri ritardi, senza altre “inaugurazioni simboliche”, ma con serietà e trasparenza. Perché i territori di confine, i pendolari, i lavoratori e i cittadini meritano rispetto. E soprattutto, meritano infrastrutture che funzionino. Lettera firmata
Un lavoratore transfrontaliero

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