CUNEO - L'opinione: chi ha paura di un morto (da 70 anni)?

Il rientro della salma di Vittorio Emanuele III ha occupato le pagine dei giornali. In un altro paese la notizia sarebbe stata nelle brevi di cronaca...

Samuele Mattio 18/12/2017 11:33

Qual è il tema che sta occupando le menti dei politici in queste ore? La disoccupazione? Banca Etruria? La crisi del Milan? Le condizioni di salute di Nadia Toffa?
No, nulla di tutto questo, ma se avessimo voluto ordinare per futilità gli argomenti, il rientro in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, si sarebbe indubbiamente accomodato in fila agli altri cinque. Paradosso dei paradossi, in queste ore amministratori e mondo dell'associazionismo stanno occupando pagine di giornali, on-line e cartacei, per esprimere la loro inquietudine riguardo all'arrivo in Italia di un cadavere, peraltro tale da settant'anni. 
 
Ma come si fa a temere un uomo morto da settant'anni? Se questa è la logica che cosa dovremmo fare? Portare all'estero i cadaveri di tutti gli uomini che hanno segnato negativamente la storia del nostro paese? Di questo passo arriverà il giorno in cui a qualcuno verrà l'idea di trasportare la salma di Pietro Pacciani in Burkina Faso. 
 
Sì, i resti del re sono stati spostati da Alessandria D’Egitto con un C130 dell’areonautica Militare e riposeranno a fianco a quelle della moglie, Elena di Montenegro, nel Santuario di Vicoforte. Una notizia che in qualunque paese sarebbe stata derubricata nelle brevi di cronaca. In Italia no, perché nonostante la prima, la seconda e la terza repubblica c'è ancora qualcuno che, inspiegabilmente, non è stato in grado di storicizzare quel periodo. 
 
Le responsabilità di Vittorio Emanuele III sono innegabili: dalle leggi razziali alla gestione del post 25 aprile, i rapporti aberranti con le forze alleate sbarcate in Sicilia, la rocambolesca fuga a Brindisi dopo l’otto settembre. La figura del 'Re tappo' (se oggi venisse chiamato così, è probabile che qualcuno griderebbe alla discriminazione) non verrà mai ricordata positivamente dalla storia. 
 
Il passato del nostro paese, anche quello più oscuro, non si può cancellare con un colpo di spugna, come se non fosse mai accaduto, ma deve restare là come un monito per far sì che ciò che è successo non si ripeta. Scriveva Primo Levi “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”. Un avvertimento attuale come non mai.
 
E allora lasciamo che la sua tomba rimanga lì e facciamo in modo che diventi meta delle gite di tutti gli istituti scolastici della zona. Di modo che i nati negli anni 2000 possano imparare chi era Vittorio Emanuele III e condannare le sue azioni, derubricandole a fatti storici che non hanno alcuna influenza sulla società odierna.

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