CUNEO - L'OPINIONE: Il caso cuneese delle violenze sessuali su un ragazzo autistico svela che, in Italia, l'indignazione ha due pesi e due misure

Se a subire le molestie fosse stata una persona non affetta da autismo le testate nazionali si sarebbero scannate per offrire ogni torbido dettaglio sulla vicenda. In questo caso invece...

06/11/2017 14:44

Nell'ultima settimana ha fatto discutere la notizia della conclusione del processo a carico di un ex pasticcere 60enne che per anni aveva abusato sessualmente di un disabile affetto da autismo. Il responsabile delle violenze se l'è cavata senza neppure un giorno di carcere (ha patteggiato a 1 anno e 10 mesi) e con un risarcimento, irrisorio per la gravità del caso, di 5 mila euro. La vicenda ha sconvolto i genitori adottivi del ragazzo perché l'uomo era un amico di famiglia al quale avevano affidato la supervisione del giovane nei momenti in cui erano al lavoro. 

Pur non entrando nel merito della decisione del giudice e lasciando a chi di dovere lo stabilire se la pena è congrua o meno, una riflessione sul caso è d'obbligo: cosa sarebbe successo se a subire la violenza fosse stata una persona non affetta da autismo?
Facilmente immaginabile. Testate locali e (soprattutto) non si sarebbero scannate per offrire ogni torbido dettaglio sulla vicenda, edotti opinionisti avrebbero versato fiumi d'inchiostro e l'opinione pubblica avrebbe seguito con perversa attenzione ogni notizia resa pubblica sulla questione.
Invece, in un momento storico in cui ministri si dimettono per aver appoggiato la mano sul ginocchio sbagliato (Il riferimento è all'ex titolare del dicastero della Difesa britannica, Michael Fallon, dimessosi dopo la divulgazione di fatti risalenti a quindici anni or sono, quando, a una cena,  aveva allungato le mani sul ginocchio di una giornalista) la violenza sessuale, made in Cuneo, peraltro sistematica, non ha fatto scalpore.

Eppure la gravità del fatto è fuori questione. Inoltre c'è anche il risvolto giudiziario secondo cui l'aguzzino riporta una condanna lieve, elemento che di solito fa salire l'indignazione, ma niente. Se si escludono due articoli su La Stampa, il Corriere e poco altro, la vicenda ha trovato spazio limitato sui media nazionali.

Si parla molto di discriminazione dei disabili e di pari opportunità, ma è proprio in questi casi che emerge che c'è ancora molto da lavorare sulla mentalità del bel paese su questa materia. Il termometro dell'abbattimento delle 'diversità' passa anche dal rimbalzo mediatico che hanno le notizie di questo tipo. Risulta evidente che ci sia tantissimo da fare per abbattere i pregiudizi nella testa della gente. Non bastano le ipocrite dichiarazioni di ministri e parlamentari: è necessario un (rapido) cambio di mentalità che abbatta una volta per tutte le barriere culturali degli italiani. L'indignazione non può e non deve avere due pesi e due misure.

Samuele Mattio

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