CUNEO - La montagna alla prova delle green communities: “Possono essere una chiave vincente per i territori”

Comunità che si coordinano per valorizzare boschi, acqua e paesaggio: “Così i comuni possono crescere insieme” dice il presidente di Uncem Piemonte

Micol Maccario 13/07/2023 10:33

Circa una settimana fa è stato pubblicato il bando della Regione per la nascita delle “Green Communities”. Si tratta di comunità locali che si coordinano per valorizzare al meglio e in modo equilibrato le risorse come boschi, acqua e paesaggio. In questo contesto la montagna gioca un ruolo fondamentale arrivando a stringere un rapporto diretto con le aree urbane e metropolitane.
 
Per raggiungere tale scopo con l’ultimo finanziamento sono stati stanziati 9,2 milioni di euro del Fondo per lo sviluppo delle montagne. Ogni green community dovrà comprendere un minimo di dieci comuni ed essere costituita per almeno l’80% da comuni montani o parzialmente montani. Le domande possono essere presentate entro le ore 12 del 31 luglio. Le risorse previste si sommano ai 15 milioni ottenuti nel 2022 per i primi quattro progetti di “comunità verdi”: quello sperimentale delle Terre del Monviso, a cui si sommano quelli delle valli Orco e Soana, della valle Stura e delle valli Chisone e Germanasca. Gli interventi riguarderanno la gestione delle risorse idriche, del patrimonio agro-forestale, la produzione di energia da fonti rinnovabili, lo sviluppo del turismo sostenibile e la costruzione di un patrimonio edilizio e di infrastrutture per rendere più moderna la montagna.
 
Un ruolo di primo piano in questo discorso è rivestito dall’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM). “La strategia delle ‘green communities’ nasce ormai una decina di anni fa e ha trovato attuazione e finanziamento con il bando del Pnrr dell’anno scorso, scaduto ad agosto 2022, che ha finanziato le quattro aree in Piemonte e altre in tutta Italia”, spiega Roberto Colombero, presidente di UNCEM Piemonte.
 
Nel 2010 e 2011 Uncem, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, ha avviato questa strategia in cinque aree pilota in Italia. A livello legislativo se ne inizia a parlare con la legge 221/2015 che individua le zone di applicazione, cioè i territori montani e rurali in cui è possibile sfruttare le risorse in un’ottica sostenibile. Si tratta della “prima legge sulla green economy che colloca il Paese tra i primi in Europa ad aver dato seguito agli impegni della Cop21 di Parigi”, si legge sul sito di Uncem. Tale legge permette di instaurare un nuovo rapporto tra l’essere umano e l’ecosistema, riequilibrando il rapporto tra aree urbane e rurali. “Le ‘comunità verdi’ sono importanti perché sono uno strumento per costruire strategie per la gestione integrata e certificata del patrimonio forestale, della biodiversità, dell’acqua, dell’energia, dell’agricoltura e del turismo sostenibile. Sono lo strumento perfetto per immaginarsi tra i prossimi dieci o quindici anni”, continua Colombero. In tal modo si apre un nuovo percorso di generazioni di comunità vive in cui la montagna gioca un ruolo cruciale.
 
È un ottimo strumento perché “non mette in contrapposizione i comuni, ma li obbliga a lavorare insieme. E questo è fondamentale per creare relazioni dirette tra aree urbane, aree interne e aree montane”. Tutte le attività che si fanno in montagna hanno una conseguenza diretta sulle città: “L’utilizzo dell’ambiente, l’uso sostenibile delle risorse naturali che nascono in alta quota, come l’acqua, hanno delle ripercussioni. Un’agricoltura che produce prodotti di qualità non lo fa solo per i territori in cui queste cose vengono fatte, ma per tutti i cittadini. Si cresce insieme”.
 
Le ‘green communities’ sono anche il mezzo ideale da mettere in campo per i territori colpiti da calamità naturali, incendi, fenomeni di dissesto idrogeologico “per definire un processo di rigenerazione del territorio, non solo ambientale, ma anche sociale ed economico. Che tenga insieme le risposte alla crisi climatica e alla crisi economica. Plasmano i territori per contrastare spopolamento, abbandono, desertificazione”, si legge sul sito. Per fare in modo che questo progetto abbia successo però è necessario essere capaci di leggere le necessità del territorio e tradurle in una risposta innovativa, tenendo come stella polare la transizione digitale ed ecologica. Perché tutto viaggia insieme. I territori montani devono diventare ecologicamente sostenibili, ma anche connessi. Tanti sono i luoghi montani e interni in cui ancora mancano le connessioni (cellulari che non prendono, televisioni che non si vedono e servizio internet non efficiente).
 
“Se questa cosa servirà a dividere le risorse sarà un fallimento. Se, in caso contrario, sarà un percorso di futuro insieme potrà essere davvero una chiave vincente”, afferma il presidente Uncem. Le opportunità, quindi, ci sono. Sta agli amministratori utilizzarle in modo consapevole: “È un esercizio che tutte le amministrazioni dovrebbero fare, anche quelle che non otterranno i finanziamenti. I soldi ci sono, a volte manca però il filo conduttore che guidi la strategia”.

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