CUNEO - La prof anti-DAD scrive a Cirio: ''Riuscirete a garantire il ritorno in presenza dal 7 gennaio?''

La lettera della docente del liceo Pellico-Peano che da un mese fa lezione sotto i portici. ''Sottrarre a un giovane il diritto all'istruzione è il primo passo per impedirgli di diventare un cittadino libero''

Redazione 11/12/2020 13:56

Sara Masoero, docente di storia dell'arte che da 4 settimane sta manifestando pacificamente con alcuni studenti e studentesse contro la didattica a distanza e per la ripresa della scuola in presenza davanti all'ingresso del Liceo, ha scritto una lettera al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Ad aiutarla nella stesura due studentesse e uno studente del quinto anno. La missiva è stata inviata accompagnata da più di 70 firme tra studenti, docenti, genitori e liberi cittadini. Ecco il testo della lettera:
 
Ad oggi, in Italia, è sempre più evidente il vergognoso baratto a cui siamo sottoposti: la salute a discapito dell’istruzione o viceversa. La scuola e i luoghi di diffusione della cultura sono stati i primi e continuano ad essere le prime attività sacrificabili di fronte ad una emergenza. Ora ci chiediamo: perché negli altri paesi europei il discorso sulla scuola è stato diverso? Perché il diritto all’istruzione è stato mantenuto come tassello fondamentale di un sistema civile e democratico?

La scelta di chiudere le scuole sta portando ad una pericolosa “normalizzazione” della didattica a distanza, che non dovrebbe mai sostituire quella in presenza (se non per periodi molto brevi), ma anzi, essere di supporto a quest’ultima. Si è parlato poco di come la didattica digitale integrata non garantisca l’uguaglianza fra studenti, mettendo a rischio il futuro di quelli più deboli. Poco si è parlato della fragilità dei contesti famigliari più poveri e più disagiati dove è più facile la dispersione e l’abbandono scolastico, fino ad arrivare ai casi più gravi di violenza domestica, cresciuta in modo esponenziale durante il lockdown! La scuola pubblica in presenza non solo è un servizio essenziale, ma è una tutela contro la violenza. Ci ha tristemente colpiti lo sfogo di una mamma durante la nostra azione di protesta: “in casa nostra mia figlia non può seguire regolarmente e serenamente le lezioni a distanza perché mio marito alza continuamente la voce e lei si vergogna che compagni e docenti possano sentire”.

Il tempo per organizzare e tutelare il ritorno in presenza c’è stato, eppure oggi (metà dicembre) stiamo vivendo il quinto mese di didattica a distanza.
Di competenza regionale sono tutte quelle strategie utili per la ripresa e soprattutto per il mantenimento in presenza della didattica: potenziamento dei mezzi di trasporto, ingressi scaglionati, estensione dell’orario su mattina e pomeriggio, assunzione di personale docente, utilizzo di altri o nuovi locali per evitare il sovraffollamento, velocità di tracciamento per i casi positivi e una migliore gestione a livello classe di questi ultimi, evitando la quarantena dei docenti per contatto casuale.
 
La nostra domanda è: riuscirete dal 7 gennaio 2021 a garantire un duraturo ritorno in presenza? Sottrarre a un giovane il diritto ad una buona istruzione è il primo passo per impedirgli di diventare un cittadino libero in grado di autodeterminarsi. Concludendo, vogliamo ricordare che tutte le forme di protesta pacifiche che si sono svolte e continueranno a svolgersi nelle piazze e di fronte alle scuole italiane medie e superiori, non sono fatti isolati, ma azioni risolute e solidali che continueranno fino a che non si rientrerà in classe e, nel caso, riprenderanno di fronte ad una nuova chiusura. La scuola deve essere tema prioritario sempre.
Non può e non deve più essere la prima attività ad essere chiusa e l’ultima ad essere aperta in una situazione di emergenza epidemica.
 
Ringraziando per l’attenzione, porgiamo cordiali saluti

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