CUNEO - La testimonianza di un cuneese bloccato in Nuova Zelanda: 'Non sarà facile andare avanti senza lavorare'

Stefano Boglioni, ventinovenne di Cuneo, ha provato a rientrare a casa prima dell'esplosione della pandemia, ma i voli sono stati cancellati. Ora i biglietti aerei costano fino a 10 mila euro

a.d. 01/04/2020 12:44

Gli italiani in Nuova Zelanda sono completamente abbandonati a se stessi. Altre nazioni, per esempio la Germania, hanno organizzato voli di rimpatrio per i loro cittadini, da parte delle autorità italiane invece ci sono solo confusione e mancanza di comunicazione. Per fortuna il Governo neozelandese ha prorogato tutti i visti in scadenza per gli stranieri, ma a livello economico non sarà facile andare avanti senza lavorare”. A parlare è Stefano Boglioni, ventinovenne cuneese che da maggio del 2019 vive in Nuova Zelanda. Ha provato per settimane a rientrare a casa, ancor prima della vera e propria “esplosione” della pandemia da Coronavirus in tutto il mondo, ma ora, di fatto, è bloccato a Auckland come tanti altri connazionali. 
 
A metà febbraio - spiega Stefano - sono partito per un viaggio già programmato insieme ad altri amici. Siamo stati alle isole Cook e poi a Sidney. Solo in Australia ho iniziato a leggere le prime notizie sul Coronavirus che arrivavano dall’Italia”. Nei primi giorni di marzo, poi, il degenerare della situazione nel nostro paese: “Mi sono organizzato per tornare a casa, era la stessa ambasciata italiana in Nuova Zelanda a consigliarcelo. Prima, però, è stato cancellato il volo Bali-Singapore-Dubai, poi avrei dovuto partire con un volo verso Roma con scali a Kuala Lumpur e Londra, ma la Malesia ha vietato l’ingresso agli italiani, anche se io manco dall’Italia da mesi. Peraltro attendo ancora il rimborso di quanto speso per i biglietti. L’unica alternativa che mi rimaneva era tornare a Auckland”.
 
Al ritorno in Nuova Zelanda, però, nuovi ostacoli con i quali fare i conti: “Nel giorno in cui sono tornato il Governo ha imposto 14 giorni di isolamento per chi arrivava dall’estero, ma io in vista del rientro in Italia avevo già lasciato il lavoro e la stanza dove vivevo e avevo venduto l’auto. Per fortuna al momento sono ospite di amici a Auckland, ma altri italiani non sono così fortunati: qui una stanza può costare anche 200 dollari a settimana (circa 110 euro, ndr) e il costo della vita è altissimo. Senza lavorare è dura andare avanti, e per il momento i sussidi sono destinati solo ai neozelandesi”. Pochi giorni dopo il rientro a Auckland del ventinovenne cuneese, il Governo neozelandese ha poi dichiarato il “lockdown” per quattro settimane, poi prolungate a cinque: “Da questo punto di vista la situazione è stata gestita bene, il blocco è stato dichiarato già quando c’erano poche decine di casi. Ma si sa già che cinque settimane non basteranno, non a caso i visti sono stati prorogati fino a settembre”.
 
La problematica più grande, insieme a quella economica, per gli italiani è però la mancanza di assistenza da parte delle nostre autorità: “Già quando ero a Bali - spiega Stefano - mi sono messo in contatto con l’ambasciata italiana in Indonesia per tornare a casa: mi hanno fornito un numero di telefono da contattare, al quale però non rispondeva nessuno. Qui in Nuova Zelanda all’inizio dell’emergenza ci veniva consigliato di tornare a casa, ma organizzandoci autonomamente: il che significava assumersi il rischio di eventuali cancellazioni e mancati rimborsi, chiusura delle frontiere nei vari stati in cui i voli da Auckland fanno scalo, oltre ai passaggi in diversi aeroporti affollatissimi e il conseguente contatto con migliaia di persone. Ad oggi l’unica compagnia che vola verso l’Italia è Qatar Airways, ma i biglietti possono arrivare a costare anche 10 mila dollari. Peraltro con i blocchi agli spostamenti interni è un problema anche solo arrivare all’aeroporto”. Nel momento in cui scriviamo, sul sito internet della compagnia non sono disponibili voli verso l’Italia ad un prezzo inferiore ai 7 mila euro: “Vorrei ancora tornare dalla mia famiglia, ma ad ora di fatto è impossibile. L’ambasciata italiana non aveva nemmeno provveduto a censire gli italiani ancora bloccati in Nuova Zelanda, lo ha fatto solo dopo nostra sollecitazione. Nell’ultima mail che ci hanno inviato l’ambasciatore ci ha invitati a “cessare di avere una prospettiva egocentrica” e a pensare a chi è bloccato in nazioni meno sviluppate della Nuova Zelanda. In pratica, per il momento dobbiamo arrangiarci da soli”.
 
Ad oggi in Nuova Zelanda i casi di Coronavirus accertati sono 647, con una vittima. Il Governo ha momentaneamente bloccato i voli di rimpatrio organizzati dalle varie nazioni, le quali stanno però facendo pressioni per continuare a riportare a casa i propri cittadini. Tra questi stati non risulta esserci l’Italia.

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