CUNEO - L’appello della Caritas: “Lavoriamo per costruire uno spazio per donne senza fissa dimora”

A Cuneo non esiste un dormitorio femminile: le donne si trovano a dividere provvisoriamente quello della Croce Rossa. La Caritas si sta muovendo per garantire a tutte uno spazio adatto e sicuro

Micol Maccario 25/04/2024 07:42

Tante persone non hanno un posto in cui vivere e quindi, per motivazioni molto diverse, si trovano in strada. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini, ma talvolta questa condizione può riguardare anche le donne. La strada è pericolosa per numerosi motivi, ma lo è ancora di più per gli individui di sesso femminile perché li pone in una condizione di fragilità ulteriore, rendendoli possibili vittime di aggressioni e violenze.   
 
I numeri delle donne sono bassi, ma ci sono. Su Fossano il fenomeno è molto raro, su Cuneo abbiamo registrato la presenza stabile di cinque o sei donne. Non sono tante, ma usufruiscono dei servizi della città, dal dormitorio alla mensa”, spiega Enrico Manassero, direttore della Caritas diocesana di Cuneo-Fossano. Secondo l’ultima rilevazione Istat, riferita ormai a dieci anni fa, le donne rappresentavano il 14,3% delle persone senza fissa dimora censite in Italia. L’ultimo report della Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora segnala che nel corso dell’anno 2023 sono morti per diverse cause – dall’ipotermia al suicidio – 389 uomini senza dimora e 22 donne. 
 
Donne e uomini affrontano spesso situazioni differenti quando vivono un momento di crisi economica e sociale. Le prime, si legge nel report, a differenza degli uomini, “una volta cadute in situazioni di precarietà abitativa, tendono a rivolgersi in prima istanza a sistemazioni informali come l’accoglienza presso amici e conoscenti, ricadendo nella cosiddetta condizione di homelessness nascosta”. Inoltre, spesso hanno figli a carico. In questi casi, “il sistema dei servizi italiano tende a offrire un canale privilegiato di supporto e assistenza e dunque a limitare le circostanze in cui madri sole possano trovarsi nelle circostanze più gravi di esclusione abitativa”.
 
Un problema a Cuneo riguarda i dormitori. Nella Granda non esiste un luogo in cui dormire predisposto unicamente per le donne, che quindi trovano rifugio in quello Croce Rossa. È però una situazione tappabuchi perché non sono pochi i problemi che possono scaturire dall’assenza di un dormitorio studiato ad hoc, partendo in primo luogo dal problema della scarsa sicurezza. “In quel dormitorio hanno creato uno spazio separato, ma certo è una situazione complicata perché a volte ci sono persone che hanno problemi psichiatrici o di sostanze e la convivenza non è facile. Le donne in strada vivono problematiche più complesse”, continua Manassero.
 
Per questo la Caritas diocesana si è interrogata su come modificare la situazione. All’interno del progetto Habitat, che mira a trovare un’abitazione per le persone autosufficienti ricostruendo un rapporto di fiducia con gli affittuari, un focus tiene conto anche delle esigenze delle donne. “Abbiamo pensato che fosse possibile realizzare uno spazio di accoglienza nei locali dove prima c’era il nostro centro di ascolto diocesano per ospitare le donne che sono in strada e provare a creare una relazione con loro”. Il passo successivo sarà quello di ipotizzare percorsi di reinserimento sociale e accompagnamento.
 
È un’idea che però la Caritas non può affrontare da sola. “Dato che su Cuneo ci sono molte realtà che si occupano di donne e di aspetti legati al mondo femminile la nostra idea è quella di fare rete. In questi spazi vorremmo creare un polo di incontro in cui le associazioni si possono riunire e in cui insieme possiamo imparare a gestire le varie situazioni”.
 
Quei locali al momento sono da sistemare eseguendo qualche lavoro ordinario; quindi, il progetto non potrà partire nell’immediato. Ma, secondo Manassero, con la fine dell’estate si riuscirà a chiudere gran parte del lavoro. Il dormitorio, poi, probabilmente sarà attivo da settembre o ottobre, con l’avvicinarsi della stagione più fredda. Qualche passo, intanto, si sta facendo: “Abbiamo condiviso l’idea con l’amministrazione e i servizi sociali, che si sono mostrati disponibili e interessati. Con la fine di maggio o l’inizio di giugno l’obiettivo è quello di fare un incontro allargato per confrontarci con le altre associazioni che si occupano di donne sul territorio”.
 
Al centro, quindi, ci sono la necessità, ma anche l’opportunità di collaborare, lavorando in modo congiunto per raggiungere un fine comune. “Noi mettiamo a disposizione questo spazio, poi le modalità con cui muoversi saranno da pensare insieme”. I presupposti sono buoni secondo Manassero, “se andrà avanti così durante l’estate potrebbe esserci la fase di programmazione, che poi sarà concretizzata con l’autunno”.
 
La sensibilità sulle tematiche legate alle donne negli ultimi anni sta cambiando in positivo. La Caritas diocesana con questo progetto chiede di fare un passo in più: “Vogliamo stimolare il territorio, fare in modo che si attivi, dimostrando un’apertura mentale. Non pretendiamo di risolvere tutti i problemi, ma almeno di aiutare la gente a ragionare, non nascondendosi di fronte alle difficoltà che qualcuno si trova ad affrontare”.
 

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