CUNEO - L’assalto di Intesa Sanpaolo a Ubi Banca spaventa Cuneo: in Consiglio comunale il dibattito sulla fusione

Critiche alla gestione patrimoniale di Fondazione CRC dall’opposizione. Il sindaco: ‘Doverosa la reazione di Genta, in gioco i risparmi e il lavoro dei cuneesi’

Andrea Cascioli 30/06/2020 11:14

 
Dai piani alti della finanza alle assemblee (virtuali) della politica. L’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca si appresta a partire tra una settimana esatta e ci si interroga sulle conseguenze che l’eventuale fusione tra il primo e il quarto gruppo bancario italiano potrà avere per la Granda.
 
La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è infatti il primo azionista di Ubi con il 5,908% ed è - insieme ai pavesi della Fondazione Banca del Monte di Lombardia - tra quanti si sono opposti con più veemenza all’operazione da 4,9 miliardi annunciata lo scorso 18 febbraio dall’istituto torinese. I vertici di via Roma 17, in testa il presidente Giandomenico Genta, giudicano troppo bassa l’offerta ma in ogni caso non vogliono saperne di finire sotto l’ombrello di Intesa, paventando il rischio di perdere peso politico e posti di lavoro.
 
Per questo lo scorso 8 giugno il presidente di Imi ed ex direttore generale di Intesa Gaetano Miccichè e il presidente di Prelios spa (ex Pirelli Real Estate) Fabrizio Palenzona hanno incontrato i sindaci di Cuneo, Mondovì e Alba, rassicurandoli circa le intenzioni ‘non ostili’ dei torinesi verso le realtà del territorio. “Un atto di cortesia istituzionale” lo ha definito il primo cittadino del capoluogo, rispondendo a ben tre interpellanze (due dell’opposizione e una della maggioranza) che lo chiamavano in causa per sapere qualcosa di più sui contenuti di un’offerta ancora tutta da valutare.
 
Gli accenni più critici, specie nei confronti dei vertici di Fondazione CRC, sono venuti dalla consigliera Laura Menardi di Grande Cuneo. All’attuale gestione si imputa di aver “depauperato in modo sconsiderato il patrimonio valoriale e materiale cuneese”, citando il recente tentativo di rastrellare azioni Ubi attraverso la società Fondaco (sul ‘caso’ si è poi espressa la stessa Fondazione, smentendo le ricostruzioni della stampa). Il ‘posto al sole’ in Ubi vale circa metà del portafoglio azionario dell’ex Cassa di Risparmio di Cuneo, ma il rating della banca è stato di recente declassato a junk (spazzatura) dall’agenzia Fitch. Per giunta, ha sottolineato la consigliera, nel 2019 la Fondazione CRC ha versato 12,4 milioni per l’acquisto di tre immobili messi in vendita da Ubi (due palazzi nel centro di Cuneo e una vigna ai piedi del castello di Grinzane Cavour) “restituendo di fatto 8 milioni di dividendi ricevuti l’anno precedente dalla banca bergamasca”. A Genta si rimprovera anche l’investimento da 50 milioni effettuato tra il 2016 e il 2017 su Atlantia, la holding dei Benetton che gestisce Autostrade: un ‘tesoretto’ ormai depauperato del 30% a seguito del crollo di ponte Morandi e delle successive vicissitudini del gruppo.
 
Il sindaco Federico Borgna, dal canto suo, ha difeso l’operato della Fondazione e anche il suo ‘niet’ all’ops di Intesa Sanpaolo: “È stata una reazione doverosa e corretta rispetto ai doveri istituzionali di garantire un patrimonio che è figlio del lavoro della nostra comunità nei secoli”. Per quanto riguarda gli aspetti economici “non si può parlare di gravi perdite o di gestione sconsiderata come fa la consigliera Menardi: un conto sono le perdite, un altro le oscillazioni di mercato come nel caso di Atlantia. Anche gli acquisti della Fondazione sono investimenti patrimoniali che nulla hanno a che vedere con il conto economico”.
 
Le perplessità però sono arrivate pure da altri settori dell’opposizione. Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni ha ricordato che “il rapporto tra banche, fondazione e comune è un rapporto di autonomia: laddove questa autonomia viene meno, o per il prevalere delle posizioni politiche come è accaduto a Siena  con Mps o per il prevalere di posizioni legate alla fondazione come è in parte il caso della nostra città, le cose non funzionano bene”. È indubbio, ha aggiunto l’esponente della sinistra civica, che “le azioni di Ubi in questi anni hanno avuto un certo deprezzamento e le vicende dei vertici sono assolutamente poco commendevoli: tutto il CdA è stato messo sotto inchiesta nell’ambito di una vicenda che dura ormai dal 2013”.
 
Dai banchi della destra Beppe Lauria si è associato alle preoccupazioni per la difesa dei livelli occupazionali dell’istituto di credito cuneese: “È evidente che l’eventuale acquisizione potrebbe generare difficoltà da questo punto di vista. Dove si sono realizzate fusioni le banche più piccole hanno perso non solo potere ma anche spazi occupazionali”. Una critica a parte quella riservata alla giunta, accusata di aver tenuto l’assemblea cittadina all’oscuro degli ultimi sviluppi: “Il consiglio comunale apprende a cose fatte di quello che avviene dalla lettura dei giornali, che evidentemente ricevono informazioni da questa amministrazione”.

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