CUNEO - Lavoro e sicurezza: il Piemonte ha la più alta incidenza percentuale di morti nel settore delle installazioni

Dopo l’incidente all’Esselunga di Firenze è stata approvato un decreto-legge che introduce la “patente a punti” che dovrebbe diventare obbligatoria dal 1° ottobre nei cantieri edilizi

Micol Maccario 28/02/2024 07:12

Nel 2022 in Italia sono stati denunciati 1.208 incidenti mortali sui luoghi di lavoro e, di questi, 175 hanno riguardato il comparto delle costruzioni. È il numero che emerge dal rapporto redatto dalla Cgia di Mestre elaborato sulla banca dati Inail. Analizzando l’incidenza dei morti sul lavoro nelle imprese di installazione impianti sul totale delle morti nel settore delle costruzioni la situazione più critica si verifica in Piemonte, seguito dalla Liguria e dall’Umbria. Al quarto posto la Lombardia e al quinto il Friuli-Venezia Giulia.
 
Tra i principali fattori di rischio che possono causare eventi infortunistici ci sono le cadute dall’alto dei lavoratori o di oggetti/carichi pesanti, l’uso improprio di alcune attrezzature e le perdite di controllo durante la conduzione di mezzi di lavoro. Il quadro che ne risulta è allarmante: a livello nazionale nei cantieri edili ogni due giorni muore un lavoratore. La Cgia, inoltre, denuncia una situazione sempre più frequente: “In un caso su tre [la persona n.d.r.] non lavora in un’azienda edile, ma in una realtà imprenditoriale appartenente al settore dell’installazione degli impianti che, come previsto dagli accordi sindacali tra le parti sociali, applica ai propri dipendenti il contratto metalmeccanico”.   
  
Spesso, quindi, capita che i lavoratori non abbiano il corretto inquadramento contrattuale e si trovano a svolgere mansioni differenti da quelle per cui sono stati formati. Tra i rischi che si corrono, sottolinea la Cgia, alcuni dipendono dal fatto che “non sono tenuti a frequentare i corsi di formazione obbligatori previsti per gli edili, rendendo questi lavoratori meno consapevoli e meno preparati ad affrontare i rischi e i pericoli che possono incorrere durante la giornata lavorativa”.
 
I dati del 2023 al momento sono provvisori ma, se saranno confermati, vedranno una diminuzione della mortalità nei cantieri – che rimane comunque elevata – rispetto all’anno precedente. A livello nazionale si sono registrati 1.041 decessi con la Lombardia in prima linea (172), seguita dal Veneto (101), dalla Campania (95) e dall’Emilia Romagna (91). In fondo alla classifica, invece, le regioni meno popolate: il Molise (5) e la Valle d’Aosta (1). 
 
Per far fronte alle numerose morti sul lavoro, in particolare nei cantieri e in particolare dopo l’incidente all’Esselunga di Firenze di venerdì 16 febbraio, all’inizio di questa settimana il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che interviene in materia di sicurezza, introducendo la “patente a punti” o “patente a crediti”, già proposta a più riprese negli anni passati ma mai realizzata. Il testo definitivo non è ancora stato pubblicato ma, in base alle bozze, la patente dovrebbe essere rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro e diventare obbligatoria per imprese e lavoratori autonomi del settore edilizio a partire dal primo ottobre di quest’anno. 
 
Funzionerà in modo simile alla patente di guida: si parte da una base di punti – trenta in questo caso – e ogni volta che si verificano illeciti o irregolarità parte del punteggio viene decurtato. Senza patente o nel caso in cui si scenda sotto i quindici punti non sarà possibile lavorare in cantiere e si andrà inoltre incontro a una sanzione tra i 6mila e i 12mila euro se questo limite non verrà rispettato. Meno 15 punti per chi provocherà un’inabilità permanente e meno dieci in caso di inabilità temporanea. La pena massima corrisponderà a venti punti oltre alla sospensione delle attività in caso di incidente mortale.
 
Proprio dopo l’incidente di Firenze lo scorso mercoledì Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero nazionale di due ore, a cui hanno preso parte anche i lavoratori di Cuneo, che hanno manifestato davanti agli uffici dell’Ispettorato del lavoro territoriale. In quell’occasione i segretari generali hanno sottolineato alcune gravi mancanze: dai controlli sempre più scarsi alla carenza di personale ispettivo. Come riporta la Gazzetta d’Alba in un articolo del 21 febbraio, l’Ispettorato territoriale di Cuneo impiega undici persone, rispetto a un organico che dovrebbe contare trenta addetti.
 

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