CUNEO - 'Le donne hanno il diritto e la responsabilità di decidere le scelte che riguardano la propria vita'

Le dichiarazioni della dottoressa Gemma Macagno, membro della direzione dei Radicali di Cuneo, sulla questione della pillola abortiva RU486

Redazione 07/10/2020 12:51

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni della dottoressa Gemma Macagno, membro della direzione dei Radicali di Cuneo, sulla questione della pillola abortiva RU486.
 
La recente disposizione relativa all’uso della RU486 porta l’Italia nel novero dei Paesi Europei e consente finalmente la realizzazione di una procedura medica meno difficile per le donne e meno gravosa per le casse dello Stato. Inoltre consente di superare le difficoltà conseguenti alla mancanza di figure professionali mediche od infermieristiche disponibili ad applicare la legge 194. Ma soprattutto è importante perché consente il rispetto della salute delle donne. Come la Corte Costituzionale ha definito, la salute non deve essere intesa come “semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico e psichico”. Ne consegue che le donne hanno il diritto e la responsabilità di decidere le scelte che riguardano la propria vita al fine di tutelare la loro salute psichica e fisica e che lo Stato deve garantire loro le condizioni necessarie perché ciò possa avvenire con sicurezza per la loro salute. Occorre che le Regioni applichino l’art.15 della legge 194 che recita: “Le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni relative all'educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto, ai metodi anticoncezionali e alle tecniche per l'interruzione della gravidanza. 
 
Ed inoltre è opportuno modificare la legge 194 in quanto pone come condizione preliminare per l’I.V.G. (interruzione volontaria della gravidanza) la dichiarazione della donna stessa in merito ai motivi che la determinano a tale decisione e la valutazione della congruità della sua richiesta. In questo modo la sua volontà viene ad essere considerata in subordine rispetto al giudizio medico, come se fosse posta sotto tutela da parte dello Stato e le venisse riconosciuto un ruolo secondario rispetto al diritto-dovere di una scelta , quasi fosse una cittadina di serie B o una minus habens. E’ inoltre opportuno che la legge difenda maggiormente la donna che decide di effettuare l’IVG, scelta che non è mai semplice, né priva di un coinvolgimento emotivo importante. Occorre garantire alla donna la serenità e la privacy necessarie, sgombrando il campo dalla pervasività dei fanatismi religiosi od ideologici. E’ necessario fornire gratuitamente i mezzi e le informazioni utili e l’educazione sessuale. Quello che serve è, oltre a quanto già esposto, finalmente far sì che anche le italiane, come la maggior parte delle donne possano con la RSU 486 fare ricorso “all'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza.”, come prevede la legge 194 art 15,
 
In questa circostanza si alza nuovamente l’opposizione della Chiesa, che ancora una volta confonde il suo diritto di magistero verso i fedeli con l’interferenza nell’ambito del potere legislativo dello Stato, cui tocca il compito di garantire a tutti i cittadini la concreta fruizione dei diritti civili. Questi non costituiscono mai un obbligo, ma il loro riconoscimento è una necessità e devono essere disponibili per chiunque si trovi a doverne fruire.  Qui si tratta del diritto alla salute fisica e psichica ed alla libertà di scelta della qualità della propria vita. L’attività posta in atto nel limitare e condizionare l’attività legislativa del Governo non è legittima in base alla Costituzione, ma neppure è coerente con il Concordato. Infatti la Chiesa è tenuta a rispettare l’autonomia dello Stato, così come lo Stato deve fare per la Chiesa. Ma come possiamo giustificare il fatto che la Chiesa non paghi l’ICI pregressa fino al 2013? Si tratta di ben 4 miliardi ed 800 milioni più gli interessi, e l’Europa richiede che ci facciamo restituire. Per aver omesso ed omettere questo dovere   stiamo subendo sanzioni economiche, di cui mi pare che dovremmo fare a meno.
 
Inoltre continuiamo a far pagare dallo Stato, cioè da tutti noi, gli stipendi degli insegnanti di religione, dei cappellani ospedalieri, militari e carcerari, oltre che a mantenere il clero e le scuole private e parificate confessionali, anche questo in barba a quanto dettato dalla Costituzione. Questi costi sono pagati da tutti i cittadini, anziché solamente da coloro che aderiscono ad una confessione. Inoltre c’è da mettere in conto anche l’8/%°, con l’iniquità del suo conferimento. I patti lateranensi, con il loro aggiornamento e riedizione, continuano a vessare gli italiani in modo del tutto irrispettoso delle loro idee politiche e della laicità della maggior parte ormai della popolazione. Ne perde prestigio e rispetto anche la religione cattolica, sempre più usata come strumento di potere, lontana dalla vera sensibilità della fede. Né è possibile riconoscere a questi trattati il carattere di accordi internazionali, in quanto non sono intese tra due Stati, ma tra uno Stato ed una religione: questo aspetto è del tutto estraneo ad un trattato internazionale e costituisce una vera violazione dei diritti civili di coloro che non si riconoscono nella religione cattolica e soprattutto dei laici. E’ senza dubbio l’ora di  procedere alla loro abrogazione. E se fosse proprio il convincimento circa il valore della vita a determinare le scelte dei credenti, allora come mai non c’è una seria ed efficace opposizione alla guerra, all’uso delle armi, alla ingiustizia economica i regimi che distruggono popolazioni, agli inquinamenti che intossicano ed uccidono una gran parte dell’umanità?  Si è sempre visto che la/le chiese sono di rinforzo al potere ed un importante strumento per parassitare, opprimere e sfruttare i popoli: a questo scopo la prima e più importante cosa da fare è esautorare le donne dai loro diritti umani, non riconoscere loro la capacità di autogestione, umiliarne ed incarcerarne gli spiriti, soffocarne l’autostima determinando in loro sensi di colpa e paura.
 
Diciamo BASTA una volta per tutte! Tutti insieme!
 
Gemma Macagno – Radicali Cuneo

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