CUNEO - ''Le radici della nostra cultura sono cattoliche perché un tempo l’alternativa era quella di essere arsi vivi''

Perché togliere i crocifissi negli edifici pubblici? L'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti di Cuneo risponde a Coggiola

Redazione 08/10/2020 08:52

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Caro Direttore,
abbiamo letto sul Vostro giornale la lettera di Alberto Coggiola, consigliere comunale di Cuneo ed esponente di Fratelli d'Italia, alla quale desideriamo replicare.
 
Perché chiedere di togliere i crocifissi negli edifici pubblici? Questa è una delle domande che implicitamente Coggiola propone, sostenendo, come altri, che la croce sia un simbolo culturale, un segno della tradizione italiana e di pace. Noi crediamo, al contrario,  che se una parte della popolazione legge nella croce un simbolo universale e di pace, questo non significa che per tutti lo sia. In Italia, ad esempio, almeno il 15% della popolazione, pari ad oltre 8 milioni di persone, non professa, né si riconosce, in alcuna religione. È insito nel concetto di democrazia il rispetto per le altre persone ed imporre come universale il crocefisso anche per chi non crede, significa fare esattamente l'opposto di ciò che la Costituzione afferma. Il principio cardine è la laicità, unica arma nonviolenta contro tutti gli integralismi religiosi, compresi gli estremisti islamici.
 
Troppo spesso si trascura un'altra importante questione: le radici della nostra cultura sono Cattoliche perché l’alternativa, un tempo, era quella di essere arsi vivi; né vanno dimenticate, solo per fare alcuni esempi, la tragedia immane delle Crociate, il colonialismo, lo schiavismo (fortemente sostenuto dalla Chiesta Cattolica), l’Inquisizione, i milioni di morti per AIDS conseguenti alle politiche del Vaticano, la copertura dei casi di pedofilia, la lotta contro la ricerca scientifica, le discriminazioni degli omosessuali e di minoranze etniche. Siamo dunque sicuri che tutti nel crocifisso leggano un simbolo universale?
 
Nelle scuole il problema diviene ancora più importante: se un adulto ha infatti ormai una conoscenza consolidata, un bambino o un ragazzo nella scuola matura idee e convinzioni. La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non rischia forse di suggerire al minore che altre religioni e visioni sono sbagliate o semplicemente da tollerare (se non addirittura da combattere)? La nostra campagna “Posso scegliere da grande?”, che è possibile trovare sul sito dell’UAAR, è, a nostro avviso, uno spunto interessante proprio su questo tema.
 
Se vogliamo affrontare la questione anche da un punto di vista giuridico. Ci si appella, per mantenere il crocifisso nelle aule, a Regi Decreti del 1924 e del 1928, emanati in pieno periodo fascista. A dire il vero, dopo l’entrata in vigore della Costituzione e la sentenza della Corte costituzionale n. 203 del 1989, la presenza del crocifisso ha trovato una base giuridica che la nuova legislazione non ha mai scalfito. Ciò indubbiamente è da ricondurre ad integralismi religiosi e di parte che da anni trattengono, sotto questo profilo, il nostro Paese nel Medioevo. Situazione assolutamente diversa, fermandoci a guardare ai nostri cugini d’oltralpe, si trova in Francia, Germania e Svizzera.
 
Siamo davvero stufi di sentir parlare di sostituzione etnica. Nell’UE su 500 milioni di abitanti solamente il 7% è costituito da immigrati. Dati e stime scritti dal consigliere sulla presunta percentuale di popolazione islamica che si prevede nel 2100 in Italia sono pure fantasie di una ricerca di parte.
 
Concludendo siamo stanchi di leggere come il ruolo della donna venga catalogato come semplice "procreatrice". Partendo dal fatto che non esiste nessuna base scientifica sulla maggiore fertilità di donne africane, ci pare ridicolo tenere in piedi un discorso del genere che ha tratti palesemente sessisti.
 
Vorremmo concludere chiarendo che l’UAAR non è “contro” nessuna religione, ma “a favore” di un’Italia libera, laica e democratica, nella quale – come dice la Costituzione (art.3 comma 1) – tutti i cittadini abbiano veramente pari dignità sociale e siano veramente eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
 
Grazie dello spazio.
Unione degli Atei e degli agnostici Razionalisti di Cuneo (UAAR)

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