CUNEO - L’Illuminata e IllumiNatale fanno ancora discutere: “Tradizioni che arrivano dal Sud”

“Non avevamo bisogno di sfarzo e ostentazione” dicono dalle opposizioni. Manassero ricorda: “Anch’io ero critica. Ma oltre alle luci c’è la tradizione religiosa”

Andrea Cascioli 20/12/2022 15:25

L’Illuminata? Non è “roba nostra”. O per meglio dire, non fa parte delle tradizioni cuneesi. Lo sostengono diverse voci dalle opposizioni, unendo alla critica relativa ai costi e allo spreco energetico osservazioni di carattere più “identitario”.
 
“Siamo andati verso tradizioni che arrivano dal Sud” dice il consigliere Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia, ricordando che “Napoli lo scorso anno aveva 145 km di luci e si proponeva di arrivare a 200 km quest’anno”: “Partiamo da un tipo di Natale diverso dalla nostra tradizione, quindi bisognerebbe tornare ai vecchi tempi” è la sintesi. Quanto al risparmio in bolletta, l’esponente dell’opposizione ha calcolato che un albero di un metro e mezzo illuminato per trenta giorni costerebbe 15 euro: “Qui probabilmente abbiamo utilizzato altre possibilità di risparmio”. Il collega Paolo Armellini di Indipendenti è dello stesso parere: “La crisi energetica non spegne ma deve ridurre le luci natalizie: un dovere morale e civico per un’amministrazione. Non avevamo bisogno proprio quest’anno di sfarzo e di ostentazione, ma di luci diffuse”. Esageruma nen, insomma.
 
Va detto che non tutti, tra i banchi dell’opposizione, sparano a zero sulle lucine. Per Franco Civallero, ex candidato sindaco del centrodestra e neoacquisto di Forza Italia, “l’illuminazione rende più bello e più caldo il Natale dopo quello che abbiamo subito in questi anni”. Opinione analoga quella di Beppe Lauria. Resta la “questione geografica”, per così dire, sulla quale si esprime Armellini sostenendo “sembra quasi che ci sia una città di serie A e una città di serie B”. “Nella parte alta di corso Nizza non si fa mai nulla: le manifestazioni si fermano in piazza Europa” lamenta Civallero, con considerazioni analoghe sul punto a quelle di Bongiovanni. Più tranchant è il decano di Cuneo per i Beni Comuni Ugo Sturlese, da sempre fiero oppositore dell’Illuminata e degli eventi connessi: “Un’iniziativa sbagliata, al di fuori delle tradizioni cuneesi: capisco che in questo contesto sia uno dei meccanismi forti del consenso. Ma si poteva capire già dall’inizio che M’illumino di meno non andava d’accordo con l’Illuminata”.
 
Oltre a chiedere conto delle spese affrontate per l’intera iniziativa e di quelle in capo al Comune, nella sua interpellanza Armellini solleva un’obiezione estetica e reclama “un po’ di rispetto per il povero Barbaroux, ingabbiato in una tenda luminosa come in un wigwam indiano: ve lo immaginate sulla statua di Vittorio Emanuele a Torino o su quella del Gattamelata a Padova?”.
 
La sindaco Patrizia Manassero risponde ai vari attacchi ricordando che lei stessa, ai primordi dell’Illuminata, aveva assunto una posizione critica sull’iniziativa voluta dalla giunta Borgna. Correva l’anno 2015 e il Pd era all’opposizione. Tuttavia, ricorda la prima cittadina, “Illuminata nasce non tanto per creare una manifestazione di luci, ma un evento incentrato sulla collaborazione tra il comune e il comitato della Madonna del Carmine: una tradizione religiosa ma anche di forte contenuto culturale”. Tant’è che nell’ultima edizione estiva, ha aggiunto Manassero, alle luci si è rinunciato in favore di un’infiorata. Non così nel Natale scorso, ma per una buona ragione: “Dopo il lockdown c’era veramente bisogno di uscire da quel clima e si virò sulle luci natalizie che sono sempre state tradizione del Natale cuneese”.
 
In merito ai costi, i bilanci sono visibili sul sito del comitato Cuneo Illuminata: “L’iniziativa è partita con un costo intorno ai 100mila euro ed è aumentata nel 2021 a 400mila perché inglobava le due manifestazioni” spiega la sindaco. La maggior parte dei fondi proviene comunque da sponsorizzazioni: il Comune ha fornito un contributo di 25mila euro nel 2019 e di 50mila nel 2021. La decisione è stata per quest’anno di non pesare sul comparto del commercio, affidandosi al contributo degli sponsor: “Questo certo ci ha limitati nelle possibilità, per cui si è scelto di concentrarsi sul centro e su corso Giolitti in un’area che aveva bisogno di un segnale importante”. Il tema dell’impatto energetico, assicura Manassero, non è stato trascurato: “Il costo è relativo alla stesa e non tanto al consumo, tuttavia si è scelto di tenere le luci accese in un orario più compresso e non per quasi tutta la notte come in passato. Si è optato per la tecnologia a led e anche il consumo energetico degli spettacoli era irrisorio”.

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