CUNEO - "Lo slogan 'Prima i piemontesi' è incostituzionale: i sovranisti dovrebbero tornare sui banchi di scuola"

L'attacco di Marco Grimaldi (LUV): 'Il Governo impugna una norma della Regione che introduce vantaggi in appalti a imprese che utilizzano manodopera piemontese: viola principi di libera concorrenza'

Redazione 08/09/2020 15:20

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa diffuso da Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale.
 
Prima i piemontesi è uno slogan che non funziona: il Governo impugna alla Consulta una norma della Regione che introduce vantaggi in appalti e concessioni a imprese che utilizzano manodopera o personale piemontese: è incostituzionale poiché viola principi di libera concorrenza.
 
“Tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori in cassa integrazione hanno diritto a trovare un lavoro potendo contare su tutte le agevolazioni che la regione può mettere in campo, cosi come tutti i disoccupati, che siano piemontesi, calabresi, europei o extraeuropei che risiedono in Piemonte hanno diritto a trovare un lavoro: lo prevede la nostra Costituzione” – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione Piemonte, alla notizia dell’ennesima legge regionale impugnata davanti alla Corte Costituzionale
 
“Purtroppo i leghisti continuano a copiare male, questa volta dal Friuli, leggi sbagliate e politiche disastrose; probabilmente – attacca Grimaldi – non sono capaci nemmeno di sbagliare da soli: prima di scrivere altre scempiaggini dovrebbero tornare sui banchi di scuola e rileggere le pagine della Costituzione. Soprattutto la smettano di farci perdere tempo in Aula con la loro campagna elettorale permanente”
 
“La verità infatti è che la retorica del ‘prima gli italiani, i veneti, i friulani, i piemontesi’ applicata alle politiche per la casa, alle politiche per il lavoro e a ogni tipo di servizio, può servire a raccogliere qualche voto tra le fasce più deboli della società – conclude Grimaldi – ma è una politica inapplicabile. É un disco rotto ormai, più che indignare, annoia”.
 

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