CUNEO - "Lo Stato deve garantire giustizia, non nutrire vendetta"

Il comunicato firmato da alcune associazioni cuneesi sulla situazione di Alfredo Cospito: "L’urgenza è quella di salvare una vita e di non rendersi corresponsabili di una morte evitabile"

Redazione 03/02/2023 09:24

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato firmato da alcune associazioni cuneesi sulla situazione di Alfredo Cospito, anarchico detenuto in regime di 41bis: "Lo Stato deve garantire giustizia, non nutrire vendetta", questo il titolo del testo.
 
Alfredo Cospito è detenuto in gravi condizioni fisiche nel carcere di Opera, a Milano, in seguito a uno sciopero della fame che dura da più di 100 giorni. Condannato a 20 anni di reclusione per avere promosso e diretto la FAI-Federazione Anarchica Informale, considerata associazione con finalità di terrorismo, e per alcuni attentati, uno dei quali qualificato come strage pur in assenza di morti o feriti, Cospito è in cella da oltre 10 anni, avendo in precedenza scontato una condanna per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Dal 4 maggio 2022 è sottoposto al regime previsto dall’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza, diminuzione dell’aria a due ore trascorse in una stanza di pochi metri quadri e drastica riduzione delle occasioni di socialità.
 
Per protestare contro l’applicazione di tale regime e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre scorso Cospito ha iniziato uno sciopero della fame che si protrae tuttora: ha già perso 40 chilogrammi di peso e la sua situazione si fa ogni giorno più grave, anche perché non ha alcuna intenzione di sospendere il digiuno. Come hanno sottolineato i firmatari di un appello a favore della sospensione del regime cui è sottoposto, “lo sciopero della fame di detenuti potenzialmente fino alla morte è una scelta esistenziale drammatica che interpella le coscienze e le intelligenze di tutti. È un lento suicidio (che si aggiunge, nel caso di Cospito, agli 83 suicidi “istantanei” intervenuti nelle nostre prigioni nel corso del 2022), un’agonia che si sviluppa giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, un’autodistruzione consapevole e meditata, una pietra tombale sulla speranza. A fronte di ciò, la gravità dei fatti commessi non scompare né si attenua ma deve passare in secondo piano. Né vale sottolineare che tutto avviene per “scelta” del detenuto. Configurare come sfida o ricatto l’atteggiamento di chi fa del corpo l’estremo strumento di protesta e di affermazione della propria identità significa tradire la nostra Costituzione che pone in cima ai valori, alla cui tutela è preposto lo Stato, la vita umana e la dignità della persona. Sta qui la differenza tra gli Stati democratici e i regimi autoritari”.
 
Constatata la sproporzione tra i fatti commessi e le pene inflitte a Cospito,sottolineata dalla stessa Corte di assise d’appello di Torino che per questo ha rimesso gli atti alla Corte costituzionale; considerato quanto si sta verificando circa il regime del 41 bis, trasformatosi nei fatti da strumento eccezionale per impedire i contatti di detenuti di particolare pericolosità con le organizzazioni malavitose di provenienza in aggravamento generalizzato delle condizioni di detenzione; preso atto che su alcuni aspetti delle questioni giuridiche in gioco si dovrà discutere, anche mettendo a confronto posizioni diverse nel merito, riteniamo che oggi l’urgenza sia altra, come sottolineano ancora gli estensori del documento a favore di Alfredo Cospito: “Cospito rischia seriamente di morire: può essere questione di settimane o, addirittura, di giorni; e l’urgenza è quella di salvare una vita e di non rendersi corresponsabili, anche con il silenzio, di una morte evitabile. Il tempo sta per scadere”.
 
Per questo ci uniamo all’appello inviato all’Amministrazione penitenziaria, al Ministro della Giustizia e al Governo perché “escano dall’indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta di Cospito e facciano un gesto di umanità e di coraggio. Le possibilità di soluzione non mancano, a cominciare dalla revoca nei suoi confronti, per fatti sopravvenuti e in via interlocutoria, del regime del 41 bis, applicando ogni altra necessaria cautela. È un passo necessario per salvare una vita e per avviare un cambiamento della drammatica situazione che attraversa il carcere e chi è in esso rinchiuso”.
 
Amnesty International – Antenna di Cuneo, Ariaperta, Cuneo per i Beni Comuni, Micò APS, Rifondazione Comunista, Tavolo delle associazioni del Cuneese, Unione Popolare

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