CUNEO - Manassero non crede al voto anticipato: “Ma ci sarà una verifica”

Le voci di crisi in giunta? “Solo interventi esterni” assicura la sindaca. Che però non si sbilancia sulla ricandidatura nel 2027: “La mia eredità sarà la biblioteca”

Andrea Cascioli 04/11/2025 12:01

Tra gli appetiti degli alleati di oggi (e forse non più di domani) e il “fuoco amico”, la prudenza appare la miglior virtù a Patrizia Manassero. All’indomani delle bordate lanciate dalla deputata del Pd Chiara Gribaudo, la sindaca di Cuneo tronca ogni gossip, in particolare riguardo all’eventualità che il suo mandato, iniziato nel 2022, si chiuda prima del tempo: “L’impressione che qualcuno voglia il voto anticipato sinceramente non l’ho avuta: tuttavia, meglio ascoltare qualsiasi campanello di allerta o preallerta”. Per questo, aggiunge, “verificherò nelle prossime settimane che accanto al dibattito politico ci sia la fermezza e l’interesse a portare a termine la nostra progettazione su Cuneo”. Al voto, del resto, manca suppergiù un anno e mezzo e anche la sindaca riconosce che “l’avvicinarsi della scadenza elettorale mette pressione”. Di qui viene quello che Gribaudo ha definito in un’intervista “casting prematuro e un po’ surreale”, oltre a un più generale senso di fibrillazione: “È una lettura che nasce soprattutto da interventi esterni, sui giornali ma anche in alcuni momenti politici dove è stato affrontato non tanto il tema delle candidature a sindaco, quanto delle alleanze”. Nuovi alleati a sinistra? “Prima la coalizione” Ecco, a proposito di alleanze: dalle regionali si rincorrono le voci su un imminente strappo di Centro per Cuneo con gli attuali partner di maggioranza. Il Pd, a sua volta, potrebbe rompere l’accerchiamento tentando la saldatura a sinistra con la coalizione dei beni comuni. Ma in quel caso, ammesso e non concesso che ci riesca, dovrebbe fare attenzione anche alla reazione degli alleati. Cuneo Solidale Democratica e Cuneo Civica, ora federate nella neonata Rete Civica, hanno già dato a intendere di non volersi incastrare in un blocco di “sinistra-centro” troppo connotato. “Penso sia giusto, da parte mia, ragionare insieme e attorno alla coalizione attuale” avverte Manassero: “Partire dicendo ‘allargo a destra’ o ‘a sinistra’ preclude il confronto. Prima serve un ragionamento interno”. Finora il suo ruolo è stato soprattutto quello di garante - e collante - della coalizione. Se lo sarà ancora nel prossimo mandato, però, è tutto da vedere: “Sto lavorando per portare avanti i progetti” risponde in merito alla possibile ricandidatura. Che resta comunque un’eventualità perché, dice, “il compimento del doppio mandato permette di avere un lavoro più ‘tondo’: è quello il tempo in cui chiudere significative progettualità”. “Bilancino” in sospeso: tra Santa Croce, il Pnrr e piazza Europa Il mandato non ancora concluso è anche la ragione per cui il “bilancio” rimane per ora in sospeso: “Faccio solo un ‘bilancino’” scherza la prima cittadina, parlando di quella che potrebbe essere l’eredità della sua amministrazione, nel 2027 o nel 2032 che sia. Al primo posto c’è palazzo Santa Croce: “La realizzazione della nuova biblioteca ci permetterà di fare un grosso lavoro su una zona precisa nel centro storico, ma anche sull’area diffusa della città. Lavoriamo perché la biblioteca sia davvero un hub”. Poi c’è il tema della casa: “La restituzione di 132 unità abitative, abbinate al lavoro sugli Stati generali dell’abitare, ci permetterà di dare fiato e risposta al bisogno di casa, ma anche al bisogno di utilizzare le case. Molte sono ferme perché le famiglie non hanno i fondi per riadeguarle agli standard di energia e sicurezza oggi previsti”. Abbinati al Pnrr sono anche gli investimenti sulle scuole: il nuovo istituto comprensivo a Borgo Gesso, il nido a Madonna dell’Olmo e altri interventi sulle frazioni. “Aggiungo il tema più immateriale della metromontagna. - dice l’ex senatrice dem - È stata una vera novità di questo mandato, auspico che resti come opportunità di confronto con Saluzzo e Mondovì e con le realtà di valle”. Ci sono però le “dolenti note”, su tutte piazza Europa: bocciata dai cittadini quando si parlava ancora del parcheggio, oggi sub judice e domani - probabilmente - senza fondi. “È la terza volta che un’amministrazione prova a intervenire su piazza Europa” ammette la sindaca, non senza rammarico: “Al verde e agli alberi tengo e teniamo tantissimo, ma a chi amministra spetta anche la responsabilità di guardare oltre e quella piazza, così com’è, purtroppo non permette una vita sociale. È con quest’ottica, non con un’ottica ‘vendicativa’ o da tagliaboschi, che abbiamo impostato questo lavoro: poteva essere fatto meglio? Tutto può essere fatto meglio”. Un ricorso tiene appeso anche il nuovo ospedale: ma si farà? “Non voglio pensare diversamente, ma neppure passare da ‘credulona’: ci sono atti che portano a dire che alcune risorse per la progettazione siano state messe in campo. C’è bisogno di un conforto sulle prossime fasi. Non basta a me, non basta alla città l’invito ad aspettare la sentenza Tar: so che essendoci il giudizio in corso c’è una certa riservatezza, ma non vorrei che l’attesa del giudizio diventasse essa stessa il giudizio...”. Un problema sollevato dal suo partito è quello della dirigenza: “Di sicuro, visto il ruolo di Tranchida come catalizzatore di entusiasmo e ‘onore aziendale’, dopo il Consiglio comunale di luglio (con l’audizione dell’allora direttore generale del Santa Croce e Carle, ndr) mi sono sentita sottrarre una risorsa importante sulla sanità cuneese. Questo passaggio transitorio, che immagino sia faticoso per tutti, temo diventi logorante anche per la serena organizzazione dell’azienda ospedaliera”. La scommessa del Pd: “Ora si rischia di non dare risposte a nessuno” Politica e amministrazione sono due ambiti che tendono a confliggere sempre più spesso, perlomeno nell’ottica di chi governa le città. Ma il “civismo” può essere una scelta di comodo, per mascherare simboli di partito o evitare scelte di campo? “Il civismo ‘neutro’, cioè rivolto solo all’amministrazione, è complicato già in città delle nostre dimensioni. Lo reputo sano in una certa proporzione, ma mi aspetto un ruolo propositivo dei partiti che probabilmente hanno la loro responsabilità: non sempre hanno aiutato le persone a ‘sporcarsi le mani’, in senso nobile, con la politica”. Vale anche per il suo Pd, beninteso, rispetto al quale Manassero si chiama fuori dalla contesa sulla svolta movimentista o riformista, o sul modello da importare: Melanchon, Sanchez, magari Connolly. “Più che cercare modelli bisogna seguire i territori, che sono molto diversi” osserva la sindaca: “Non mi appassiona il dibattito su quanto il Pd debba ‘stare a sinistra’”. La scommessa al momento della nascita, dice, era tenere assieme “la parte più a sinistra con il centro cattolico e moderato”  e ritrovare “sintonia con i bisogni del paese, di chi lavora (penso al tema povertà dei lavoratori) di chi fa impresa, delle famiglie, del bisogno di salute, scuola e pace”: “Non so se ci sia riuscito, perché tenere tutti insieme è sulla carta una bella idea, ma rischia di non dare risposte a nessuno”.

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