CUNEO - Missionario cuneese arrestato in Repubblica Centrafricana e liberato dopo una rivolta popolare

Padre Aurelio Gazzera, carmelitano attivo da anni a Bozoum, era accusato di aver violato una proprietà privata dopo aver fotografato un sito dove alcune società cinesi estraggono oro

a.d. 06/05/2019 11:23

Aveva scattato alcune fotografie dei luoghi dove lungo il fiume Ouham si sono insediate alcune società cinesi che estraggono oro: i militari lo hanno arrestato accusandolo di aver violato una proprietà privata, ma una vera e propria sommossa popolare, poco dopo, ha portato al suo immediato rilascio. Il protagonista della disavventura è padre Aurelio Gazzera, sacerdote carmelitano originario di Cuneo, da oltre vent'anni missionario in Repubblica Centrafricana. I fatti si sono verificati a Bozoum, nell'ovest del paese, lo scorso 27 aprile: a raccontarli e ripercorrerli lo stesso padre Gazzera, sul suo blog.
 
Un po’ di agitazione. Molti di voi sono già al corrente. - scrive il missionario - È stata una settimana piuttosto agitata. Sabato 27 aprile sono tornato al fiume, perché volevo vedere la situazione dell’Ouham, e le imprese cinesi che vi estraggono l’oro. Ho fatto alcune foto: i cantieri non si sono fermati, anzi. Quando prendo la strada per rientrare arriva un militare, che mi intima di fermarmi. È armato, e non ho molta fiducia, e dico che io vado avanti. Chiama con la radio di altri soldati, che arrivano immediatamente. Mi chiedono perché sono andato a fare delle foto del sito, dico loro che non è vietato. Sono molto agitati e gridano contro di me, mi confiscano la macchina fotografica e il telefono e mi perquisiscono. Mi accompagnano dove ho lasciato la macchina e mi dicono che sono in arresto”. Poche ore dopo, la rivolta popolare: un assembramento di oltre 3 mila persone di fronte alla Brigata Mineraria dove il missionario è detenuto, uomini, donne e giovani che chiedono l'immediata liberazione di padre Gazzera, molto amato e conosciuto dalla popolazione locale. Racconta il missionario sul suo blog: “La situazione è quasi comica: i militari che hanno paura e non sanno cosa fare, e io aspetto. E pretendo che mi riconsegnino prima il telefono e la macchina fotografica. Dopo pochi minuti, decidono di  liberarmi. Finalmente, esco dalla Brigata Mineraria. La folla è pazza di gioia, e riparto in motocicletta. L'intera città è sulla strada, tutti contenti per la mia liberazione, ma anche molto arrabbiati con le autorità e soprattutto con la ditta cinese”. La situazione, a Bozoum, è molto tesa: nel mirino lo sfruttamento della popolazione e del territorio da parte delle società minerarie, che hanno anche deviato il corso del fiume per estrarre oro. A battersi per i diritti della popolazione locale c'è anche padre Gazzera, che sul sul blog (QUI il link) da anni fornisce aggiornamenti continui sulla situazione.

 
 
 

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