CUNEO - Molino Sant’Anselmo, finalmente un sopralluogo: da sedici anni si attende il recupero del bene

Una vicenda incredibile che si trascina per l’opposizione della Asti-Cuneo, che ha ristrutturato l’edificio come opera compensativa ma non vuole cederlo al Comune

Andrea Cascioli 06/08/2025 18:30

Correva l’anno 2013: il sindaco di Cuneo era Federico Borgna, il presidente del Consiglio Mario Monti, regnava ancora come pontefice romano Benedetto XVI, Barack Obama aveva iniziato da poco il secondo mandato. A quella data, per la precisione il 27 febbraio, la società Asti-Cuneo comunicava di aver completato i lavori di ristrutturazione del molino Sant’Anselmo, quale opera compensativa nei confronti di Parco Fluviale per l’impatto dell’autostrada A33 da poco aperta. La consegna delle chiavi il Comune di Cuneo, ente gestore del Parco, le attende da allora. Come previsto dalla convenzione firmata nel 2009 ma mai attuata: l’intoppo, sostiene l’assessore al Parco Fluviale Gianfranco Demichelis, è legato alla natura giuridica della cessione. La società autostradale vorrebbe cederla in comodato d’uso gratuito “di durata non superiore alla concessione del tratto autostradale”. L’amministrazione insiste invece per avere quanto era stato pattuito nel 2009. La novità è che qualcosa, finalmente, parrebbe essersi mosso. Demichelis fa sapere di aver avuto finalmente risposta dalla società Autostrade, che ha dato disponibilità al sopralluogo: la data da segnare in calendario è il 10 settembre, ore 17. Sono invitati anche i 14 comuni del Parco Fluviale, oltre a tutti i consiglieri comunali cuneesi che parteciperanno in “plenaria”. È un primo passo, si spera, verso la risoluzione di una vicenda che grida vendetta e che dimostra, una volta di più, la sordità dei grandi enti alle richieste delle amministrazioni locali: giusto nell’ultimo Consiglio comunale si era parlato di un’altra vicenda analoga, quella della palazzina ex Italgas. A nulla è valso sollevare a più riprese il tema: lo aveva fatto nel 2013 proprio Demichelis, allora consigliere comunale di opposizione con il Pd. Nel 2020 ci è ritornato Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni) con una nuova interpellanza, cui ha fatto seguito nel 2023 quella di Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia). Ultimo in ordine di tempo, lo scorso aprile, Paolo Armellini di Indipendenti: “Per questo fabbricato sono stati spesi oltre 2 milioni di euro” ha ricordato il consigliere, ripercorrendo la storia e abbinandola ad altre. “Sarebbe il caso di dire ‘Cuneo come Napoli’, - ironizzava Armellini - perché mentre a Napoli vige la bella usanza del caffè sospeso, a Cuneo si sta diffondendo la brutta usanza della Cascina Vecchia sospesa, del molino sospeso. Tutto fa il paio con altre cose: il capannone di Amazon, l’ex Policlinico, villa Invernizzi. È indecoroso che dopo 16 anni dalla firma della convenzione e dopo 13 anni dal completamento della ristrutturazione l’edificio si trovi in abbandono, potenziale degrado e sempre più difficile recupero”. “L’amministrazione attuale e la precedente nel tempo hanno cercato ripetutamente il dialogo con la società Autostrade” risponde Demichelis: “La difficoltà è data anche dal fatto che nei successivi incontri si sono succeduti almeno due direttori tecnici dell’autostrada e ogni volta si ricomincia. Da quando ho avuto l’incarico di assessore al Parco Fluviale ho iniziato a interessarmi della questione, insieme al nuovo direttore del parco abbiamo cercato di ricostruire la vicenda coinvolgendo i quattordici comuni”. Ci sono stati due incontri in situ, l’ultimo nell’ottobre 2024, con la partecipazione dell’attuale direttore tecnico della società autostradale, l’ingegner Valter Re. Un buon segnale, visto che i predecessori non si facevano vedere “almeno dal 2015”. Tuttavia, aggiunge l’assessore, “nonostante gli ennesimi impegni presi, l’incontro ad oggi non ha prodotto nessun riscontro”. Ci si augura di non tornare a riparlarne a lungo, tenuto conto, come si diceva, che nel frattempo si sono avvicendati un sindaco, sette presidenti del Consiglio e tre papi. Il Comune tiene come ultima risorsa l’arma “fine di mondo”: “Valuteremo possibili azioni legali da intraprendere: ad oggi non vedo altra strada”. Si era già detto, però, nel 2023.

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