Nei vertici delle aziende familiari cuneesi c’è ancora un problema di rappresentanza femminile. È uno dei dati che emergono dall’analisi promossa dalla Fondazione CRC, condotta in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, i cui risultati sono stati illustrati oggi, mercoledì 5 novembre, in una conferenza stampa organizzata al Rondò dei Talenti di Cuneo. A guidare l’indagine, a cui ha partecipato anche l’Ufficio Studi della Fondazione, il dottor Carmine Garzia, professore associato di Economia Aziendale dell’Università di Pollenzo. Il campione di riferimento è stato di 716 aziende familiari della provincia di Cuneo: si tratta di aziende non quotate in cui almeno il 50% è controllato da una o due famiglie. Il 44% di queste appartiene al settore manifatturiero. Si legge nell’introduzione dello studio, condotto tra i mesi di febbraio e settembre del 2024: “Le analisi delle performance delle aziende familiari e non della provincia di Cuneo evidenziano un andamento positivo della crescita e della redditività, con un’accelerazione significativa nell’ultimo triennio (2020-2023). Un confronto con i dati del campione Mediobanca sulle imprese italiane evidenzia che le aziende della provincia di Cuneo hanno assorbito meglio la crisi del 2020 e hanno ottenuto performance migliori di crescita e di redditività. La struttura finanziaria delle aziende della provincia di Cuneo si è confermata più solida rispetto al campione delle imprese italiane, in particolare per quanto attiene il tasso d’indebitamento e la produttività del lavoro”. L’81% delle aziende analizzate ha sede solo in provincia di Cuneo, mentre il 9% ha sedi produttive o commerciali all’estero. Nel 24% delle aziende è presente un amministratore unico, mentre quelle con un Consiglio di Amministrazione si osserva una media di 3,4 componenti, circa la metà rispetto a quanto accade nelle aziende non familiari. Ulteriore dato di interesse l’età media degli amministratori, più bassa nelle aziende familiari (57 contro 59 anni). Il 43,8% delle aziende coinvolte nell’indagine è alla seconda generazione, il 27,5% alla terza: il 67,8% appartiene ad un unico nucleo familiare. Interessante anche il dato relativo alla successione aziendale: il 47,6% delle aziende di prima e seconda generazione non ha ancora pensato a come gestirla, mentre il 54,2% di quelle di terza l'ha già pianificata. “Questo perchè è un passaggio che hanno già vissuto, sanno che può essere complicato, talvolta drammatico”, ha spiegato il professor Garzia. Questione centrale, come si diceva in apertura, è però quella del gender gap, i cui dati sono stati illustrati dalla professoressa Maria Giovanna Onorati, componente del gruppo di ricerca. Nel 31,3% delle aziende familiari cuneesi analizzate non ci sono donne nel CdA, il 60,1% ne ha una o due, solo l’1,2% ne ha cinque o più. All’aumentare dell’ampiezza del CdA, aumenta anche la presenza media di donne: “La nostra impressione è che sia più per una questione di adempimento normativo legato alla legge Golfo-Mosca, piuttosto che per una reale cultura dell’inclusione”, ha detto la professoressa. Il gap è evidente anche nell’analisi della presenza delle donne nei ruoli dirigenziali: il 42% delle aziende non ha donne nel top management, il 19% ne ha al massimo in una quota fino al 10%. "Le donne cessano di essere assenti quando si parla di figure non apicali, ma di semplici collaboratori dell’azienda: in queste posizioni vediamo una distribuzione più equilibrata. Ci troviamo in presenza di quello che si definisce soffitto di cristallo”, ha detto ancora la professoressa, riferendosi a quello che in gergo è il termine per definire una sorta di “barriera” invisibile che impedisce l’avanzamento di carriera delle donne. L’assenza di donne in dirigenza - si osserva nell’indagine - spicca in quelle aziende che non hanno sedi produttive all’estero, mentre la presenza sale al salire del numero di donne nel CdA: “Quando ci sono più donne nel Consiglio di Amministrazione vediamo anche più investimenti in ricerca e sviluppo”, ha aggiunto inoltre Onorati. Dopo la presentazione del dossier il talk che ha visto protagonisti tre imprenditori cuneesi (Matteo Rossi Sebaste, ad Sebaste, Cristina Pilone, ad Lpm, e Giovanni Rivoira, manager di Rivoira Giovanni e Figli Spa), in dialogo con Giuliana Cirio, direttrice di Confindustria Cuneo. A chiudere l’intervento di Carlo Salvato, Rettore vicario e Professore Ordinario all’Università Bocconi, Direttore dell’Osservatorio nazionale aziende familiari. QUI l’indagine completa.