CUNEO - Neve in montagna: a che punto siamo?

L’analisi dei dati Arpa mostra un deficit nivometrico ancora elevato per le Alpi piemontesi

Federico Mellano 06/02/2023 12:14

Tetto Traversa, Entracque. Una spessa coltre di neve copre i tetti delle case, arriva ai cartelli stradali. Ce ne sarà un metro, forse di più. Illude lo spettatore e fa sembrare le nostre montagne in forma, cariche di neve e pronte per fornire acqua per il periodo estivo. In realtà i dati esprimono un’altra realtà. 
 
Elaborando i dati Arpa di cinque stazioni meteorologiche delle valli cuneesi è possibile verificare quanta neve sia scesa finora e confrontarne la quantità con le medie di riferimento. Considerando la media nivometrica ricavata dagli inverni 2000/2001 al 2009/2010, è possibile capire quanta ne manca all’appello. Ad Entracque Lago Piastra (960m. sul livello del mare), sono stati registrati 168cm di neve su 314cm di media, con un deficit del 46,5%. Alla Diga del Chiotas (2020m.), 260cm su 694: il 62,5% delle precipitazioni nevose in meno. A Castelmagno (1755m.) sono 200 i cm scesi finora, a fronte di una media di 488cm, con un deficit del  59%. A Sampeyre (930m.), 69cm con un media di 123cm: -44% di precipitazioni nevose. A Crissolo (1318m.), abbiamo 116cm totali su una media  di 281cm, con un conseguente deficit del 59%. 
 
Di fronte a questi dati, è facile intuire che, per ora, le precipitazioni solide siano state la metà rispetto ad un inverno normale. Ciò non dovrebbe allarmare più di tanto, se si considera che febbraio è iniziato da poco e che comunque anche marzo ed aprile possono regalare episodi nevosi in quota. A preoccupare, più che altro, è una tendenza che vede periodi invernali e primaverili sempre più secchi. Inoltre il riscaldamento dei giorni scorsi ha compromesso ulteriormente la salute del manto nevoso. 
 
“Se non dovesse fare una seconda parte d’inverno e soprattutto una primavera piovosa in pianura e molto nevosa in montagna, se le temperature dovessero rimanere ben sopra le medie come è accaduto negli ultimi mesi, avremo sicuramente riserve idriche ridotte al minino già in alta quota, con un conseguente peggioramento della situazione anche in pianura”, spiega il meteorologo Andrea Vuolo. A tal proposito, fa riflettere il rapporto dell’Anbi, l’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari, sullo stato di salute dei nostri fiumi. Il Piemonte arido diventa la “nuova iconografia del Belpaese”, poiché “è il Piemonte la regione con i territori più aridi della penisola”.

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