CUNEO - “No al ddl Allontanamento zero, violenza domestica e maltrattamenti non si risolvono con i sussidi”

I consiglieri cuneesi bocciano la misura al vaglio della Regione. Ma non tutti sono concordi: “Bibbiano dimostra che esistono anomalie” ammonisce Lauria

Andrea Cascioli 06/02/2022 07:20

Si chiama “Allontanamento zero” il disegno di legge regionale con cui la giunta piemontese si pone l’obiettivo, rivendicato dall’assessore alle Politiche sociali Chiara Caucino, di ridurre al minimo e se possibile azzerare gli allontanamenti di minori dalle famiglie.
 
In che modo? Lavorando sul nucleo familiare di origine, risponde la Regione, anzitutto a livello economico: in base alle stime si ritiene che sul 60% degli allontanamenti si possa intervenire con Programmi educativi familiari (Pef), realizzati proprio con l’ausilio dei servizi sociali. Spostando sulle famiglie il 40% delle risorse oggi allocate si potrebbe così intervenire su un sistema nel quale la media di allontanamenti arriva al 3,9 per mille contro quella nazionale del 2,7 per mille: “Si parla di 55,9 milioni di euro che vengono spesi annualmente per la cura di un minore fuori dalla famiglia d’origine” sottolineano i promotori della legge.
 
Il tema è delicato, perché si intreccia allo scandalo di Bibbiano per il quale lo psicoterapeuta Claudio Foti è stato condannato in primo grado a quattro anni, per lesioni gravissime e abuso d’ufficio (altri 17 imputati sono rinviati a giudizio). Foti era responsabile della onlus Hansel e Gretel di Moncalieri, che fu tra l’altro destinataria di una donazione per 195mila euro dai consiglieri regionali piemontesi del Movimento 5 Stelle. Nella nostra provincia ha suscitato reazioni - comprese quelle di Caucino e del consigliere leghista Gagliasso - la vicenda dei quattro fratellini allontanati dalla famiglia e riunitisi solo la settimana scorsa sotto la tutela della madre. Vicenda per la verità molto dissimile da quelle che avevano portato all’avvio dell’inchiesta Angeli e Demoni nei confronti di Foti e della sua onlus, ma che nondimeno ha posto di nuovo sotto la lente di media e politica il tema degli affidi.
 
Il disegno di legge regionale è finito al centro di un ordine del giorno presentato nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Cuneo da tutti i gruppi di maggioranza (Pd, Cuneo Solidale Democratica, Crescere Insieme e misto di maggioranza: unico assente - di peso - il Centro per Cuneo) e da due formazioni di opposizione (Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo città d’Europa). Nell’odg si invita la giunta regionale a ritirare o sospendere il progetto “Allontanamento zero”, sul quale a palazzo Lascaris si è riaperta la discussione nel novembre scorso. Il ddl, spiega la consigliera del Partito Democratico Sara Tomatis, si basa “sul presupposto che gli allontanamenti si possano risolvere con un lavoro preventivo di sei mesi sulla famiglia di origine e un contributo economico. Questo presupposto è sbagliato e la semplificazione strumentale può creare gravi conseguenze”. Oggetto di contestazione è soprattutto la centralità attribuita al sussidio: “La legge 184 del 1983 esclude già l’allontanamento dei minori dalle famiglie per mere questioni economiche. Il più delle volte l’allontanamento viene concordato con le famiglie: alla base ci sono carenze educative, problemi psichici o dipendenze dei genitori, gravi incurie. Come si pensa di risolvere la violenza domestica o i maltrattamenti con un reddito aggiuntivo?”. L’obbligo di intraprendere un iter di sei mesi prima dell’allontanamento, aggiunge Tomatis, “è previsto per tutti i casi indipendentemente dalla gravità e prevede anche di consultare tutti i parenti fino al quarto grado prima di procedere. Con conseguenze paralizzanti dove si richieda un intervento immediato”.
 
Nel dibattito in aula diverse voci si sono accodate a quelle della consigliera dem: “Sono insegnante da trent’anni e negli assistenti sociali ho sempre trovato grande professionalità e un alto senso di rispetto della famiglia. Questo disegno di legge alimenta sfiducia e sottrae risorse a un sistema che è già a pezzi” ha sostenuto Maria Laura Risso (Centro per Cuneo). Fondata sull’esperienza diretta è anche la contrarietà di Maria Luisa Martello (Cuneo città d’Europa), ex dirigente scolastica: “Ricordo esempi dolorosi come quello di una ragazzina che venne portata via a scuola e inserita in comunità. Ma è cresciuta come si deve e oggi è una pediatra. In un altro caso si venne a sapere che una madre si prostituiva in auto alla presenza della figlia: riuscì a far perdere le sue tracce prima che intervenissero i servizi”.
 
“Quanto accaduto a Bibbiano mostra che un’anomalia nella gestione di questi servizi è avvenuta” ha ammonito Beppe Lauria: “Condivido il principio della riduzione al minimo degli allontanamenti, fatte salve le situazioni a cui faceva riferimento la collega Tomatis che oggettivamente esistono anche sul nostro territorio e che hanno bisogno di altre risposte. Dispiace che tutto sia riconducibile a una guerra di propaganda tra centrodestra e centrosinistra”. Per Massimo Garnero (Fratelli d’Italia) “le statistiche della regione Piemonte ci dicono che il 70/80% degli allontanamenti portati a termine non si sarebbe dovuto effettuare: questo disegno di legge va quindi condiviso”. L’ordine del giorno è stato infine approvato da 24 consiglieri su 26 votanti, con due voti contrari e tre astensioni.

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