CUNEO - "Non chiediamo contributi, ma lavoro a giuste condizioni": la voce degli agricoltori arriva in Provincia

Una delegazione di manifestanti ricevuta dal presidente Luca Robaldo: "Porterò le istanze all'attenzione della Regione, del Ministero dell'Agricoltura e dei parlamentari cuneesi"

Andrea Dalmasso 31/01/2024 14:30

Non chiediamo contributi, non chiediamo la carità, vogliamo solo lavorare alle giuste condizioni”. Questa, in estrema sintesi, la richiesta del movimento Agricoltori Indipendenti, che stamattina (e per tutta la giornata di oggi) ha dato vita a una manifestazione di protesta partita dal palazzetto dello sport e arrivata nel centro di Cuneo. Oltre trecento i trattori, provenienti da tutta la Granda, radunatisi al palazzetto, - sulla scia di quanto già avvenuto in altri Paesi europei e in altre regioni italiane - una quarantina dei quali hanno poi sfilato in corteo in corso Nizza, raggiungendo piazza Galimberti. 
 
L’agricoltura italiana - sostengono i promotori della protesta - è sotto l’attacco di un “potere economico globale, non gestibile con l’azione del singolo”. Da qui la richiesta di intervento rivolta alle istituzioni. Tra le richieste un sostegno economico per contrastare i costi di produzione e i costi del lavoro dipendente, oltre all’aumento dei costi delle materie prime. Altro punto nodale quello che riguarda la “concorrenza sleale da parte di paesi in cui non vigono le restrizioni operative e produttive” a cui oggi si devono adeguare agricoltori e allevatori italiani (con particolare riferimento alle imposizioni dell’Unione Europea e alle normative cosiddette “green”): “Tali mancanze, oltre a rendere economicamente insostenibile la concorrenza e dunque nullo il nostro lavoro, non garantiscono controlli sufficienti per la tutela del consumatore finale”, si legge in un documento in cui i manifestanti illustrano le loro ragioni.
 
Ci troviamo qui a chiedere con forza - prosegue il testo - che non venga incentivata l’espropriazione dei nostri terreni per la costruzione di pannelli solari, incentivandone invece la poca sui tetti delle rimesse delle aziende agricole o dei capannoni degli allevamenti di bestiame”.
 
Altra spada di Damocle sulla testa di agricoltori e allevatori è rappresentata dai cambiamenti climatici: “Chiediamo che vengano attuati interventi di tutela del nostro lavoro, il quale e subisce per primo gli effetti avversi. Prima risposta alla scarsità di piogge sarebbe quella di procedere con la costruzione di invasi di contenimento delle acque”.
 
L’incontro in Provincia
 
Dopo il corteo una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta in Provincia dal presidente Luca Robaldo. Presenti quattro allevatori e agricoltori: Jessica Serra di Caraglio, Franco Clerico di Bastia Mondovì, Marino Bruno di Mondovì e Andrea Sommavilla di Boves. “La politica è la casa dei cittadini, mi è parso un mio dovere ricevere le persone arrivate qui oggi per esporre i loro problemi. Le difficoltà del settore non sono poche e non sono piccole. - ha dichiarato Robaldo al termine dell’incontro - Mi farò carico di scrivere una lettera a Regione, Ministero dell’Agricoltura e parlamentari eletti nella nostra Provincia sulla base di quanto ci siamo detti oggi”.
 
Le ragioni di chi protesta
 
Al termine dell’incontro in Provincia anche la delegazione di agricoltori e allevatori ha incontrato i giornalisti per esporre le motivazioni della manifestazione odierna. Manifestazione che - ci tengono a sottolineare gli organizzatori - non ha colori politici, nè bandiere o appartenenze di alcun genere: "Siamo semplicemente agricoltori e allevatori, oggi rappresentiamo solo il nostro settore". “La nostra è una battaglia per la sopravvivenza, - ha detto Clerico - se l'agricoltura muore le conseguenze le pagheranno tutti, anche i cittadini e i consumatori. Vogliamo che il cittadino italiano sia nostro alleato, in primis comprando prodotti italiani. Il nostro mondo negli anni è stato un po’ abbandonato, ora è arrivato allo stremo: non riusciamo più a far fronte ai costi, a sopportare le importazioni selvagge e la concorrenza di chi non ha i vincoli e le imposizioni che noi dobbiamo rispettare. La terra è un bene di tutti, non solo nostro, se noi riusciamo a continuare a coltivarla è un bene per tutto il Paese. Vogliamo costruire qualcosa tutti insieme, perchè tutti abbiano la possibilità di lavorare alle giuste condizioni”. 
 
A seguire l’intervento di Marino Bruno: “Siamo stati additati come brutti e cattivi, come coloro che inquinano. C’è un lavoro culturale da fare, bisogna ripartire dal basso, informando su cosa rappresenta il mondo agricolo per questo Paese. Ai cosiddetti 'tavoli green' dovremmo sedere noi, che viviamo questo mondo ogni giorno e conosciamo i problemi da vicino. Del prezzo finale dei prodotti a noi arrivano solamente le briciole. Se non otterremo risposte alle nostre istanze non ci fermeremo”.
 
La protesta, nel frattempo, prosegue: un nuovo corteo raggiungerà il centro città nel pomeriggio.

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