CUNEO - 'Non vogliamo essere costretti a lasciare il lavoro per la negligenza delle istituzioni'

Le riflessioni di un infermiere di Borgo San Dalmazzo, che lavora a Saorge, sui disagi dei transfrontalieri della valle Roya: 'Tutti i nostri problemi sarebbero evitabili con collegamenti efficienti'

a.d. 22/05/2020 09:44

Da quattro anni lavoro come infermiere in una clinica a Saorge e vorrei dare voce ad alcune problematiche di una realtà che forse non tutti conoscono: quella dei transfrontalieri della valle Roya”. A parlare è Andrea Gribaudo, infermiere ventinovenne di Borgo San Dalmazzo: la sua voce è quella di circa quaranta operatori sanitari residenti in provincia di Cuneo che ogni giorno per lavoro devono attraversare il confine per raggiungere strutture da Tenda fino a Breil. Persone che lavorano per case di riposo, piccoli ospedali, residenze per disabili o cliniche psichiatriche, persone per le quali la regolarità della viabilità lungo il valico è questione di vitale importanza. 
 
In questi anni - spiega Gribaudo - ci siamo scontrati con tantissimi disagi che ci hanno ostacolato o addirittura impedito di raggiungere il posto di lavoro. Il problema si crea sempre più spesso con il tunnel chiude per problemi di diversa natura, chiusure improvvise che durano anche per più giorni bloccando completamente il valico”. L’alternativa ci sarebbe ed è rappresentata dal collegamento ferroviario, che però ad oggi è a propria volta paralizzato: “Siamo passati dai sedici treni giornalieri prima del 2012, a due per tratta, fino ad arrivare ad oggi, con nessun treno operativo”.
 
Mancanze che, quando il traforo del colle di Tenda non è percorribile, costringono i lavoratori transfrontalieri a una vera e propria odissea per raggiungere il posto di lavoro e per poi rientrare a casa: “Una deviazione in auto di più di tre ore attraverso la Torino-Savona o il Colle di Nava, poi l’autostrada fino a Ventimiglia e infine la SS20 in direzione Nord con i conseguenti costi e rischi, sempre sperando che non sia scesa nel frattempo qualche frana a ostacolare completamente il passaggio verso la valle Roya”.
 
Quando la chiusura del traforo avviene durante la notte, il disagio diventa se possibile ancora maggiore: “Ci ritroviamo impossibilitati ad andare al lavoro, o quantomeno ad arrivare puntuali, considerando che il percorso alternativo richiede più di tre ore. In quei casi ci troviamo così a dover sperare nella clemenza del nostro datore di lavoro, che ovviamente patirà un disagio. Questo ‘effetto domino’ provoca una serie di malesseri più o meno grandi, tutti in ogni caso evitabili se fosse garantito un servizio efficiente di collegamento”.
 
Vorrei che la nostra voce arrivasse a chi ha un ruolo istituzionale, - conclude l’infermiere di Borgo San Dalmazzo - a chi a lavora in ambito di viabilità a livello regionale: si prenda in considerazione questo problema, si provi a trovare una soluzione. Non contiamo più sul nuovo traforo del colle di Tenda, ma basterebbe organizzare treni giornalieri, uno la mattina e uno la sera come in passato, che ci permettano di attraversare questi 3,182 km e di andare a lavorare senza essere costretti a lasciare il nostro impiego per una negligenza istituzionale”.

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