CUNEO - Nuovo Dpcm, il ministro bacchetta Cirio: ''Giorni fa chiedevate azioni forti, ora dite che sono troppo forti''

La titolare della PA, Fabiana Dadone, ha scritto una lettera aperta al governatore. ''Noi piemontesi ci vantiamo di fare poche chiacchiere e lavorare sodo. È ora di farlo''

Redazione 05/11/2020 15:37

“Presidente Cirio, caro Alberto, apprendo del tuo sconcerto per la scelta forte del Governo che si è abbattuta sulla nostra Regione, credo sia doveroso dirci che dobbiamo essere anche seri tra di noi. Capisco bene che “buttarla in caciara” funziona molto, ma soffiare sul fuoco dell'insoddisfazione e della sofferenza di chi assiste attonito alle discussioni tra Governo e Regioni, maggioranza e opposizioni, non può che peggiorare la situazione”.
 
Il ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone si rivolge direttamente al presidente della Regione per stigmatizzare le sue parole di stamattina. All’ora di colazione Alberto Cirio ha reso alcune dichiarazioni sul nuovo Dpcm che la monregalese pare non aver digerito. "È mattina presto, ma vi confesso che questa notte non ho dormito - ha scritto il presidente della Regione in una nota -. Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili”.
 
La provocatoria risposta del ministro non si è fatta attendere. “Potrei elencare le ingenti risorse che questo Governo ha stanziato dall'inizio della pandemia ad oggi per reggere l'onda d'urto (per sanità, scuola, trasporti, ecc) e chiedere perché la nostra Regione non abbia fatto tutto ciò che le competeva in tema di sanità e trasporti, potrei chiederti perché dopo le ore dedicate al confronto tra Governo e Regioni ora racconti che non siate mai stati coinvolti, perchè giorni fa chiedevate azioni forti e oggi dite che sono troppo forti. Ma che utilità avrebbe se non intimorire ancor più chi da noi tutti si aspetta qualcosa di più di un semplice scaricabarile di responsabilità?”
 
“Non dimentichiamoci troppo velocemente delle file di camion militari che portavano i feretri fuori Bergamo, delle notti silenziose interrotte dalle sirene delle ambulanze, degli sforzi di coloro che lavorano negli ospedali e che a marzo acclamavamo come eroi” ha proseguito la Dadone, che ha affidato al social network Facebook la sua lettera aperta. 
 
“Oggi le tende militari fuori dagli ospedali piemontesi e la fila di ambulanze che spostano pazienti da ospedali torinesi ad altri dovrebbero farci essere più coesi nella lotta contro la pandemia - conclude -. Siamo piemontesi, ci vantiamo di fare poche chiacchiere e lavorare sodo. È ora di farlo”.

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