CUNEO - Olimpiadi 2026: perché rinunciare a una vetrina mondiale?

Il 2006 ha lasciato in eredità sprechi e strutture abbandonate, ma non ci si può arrendere all'idea che non esista un modo migliore di gestire gli eventi

a.d. 14/03/2018 18:00

La discussione a proposito di un'eventuale candidatura di Torino come località ospitante delle Olimpiadi invernali del 2026 avrebbe dovuto approdare sui banchi del Consiglio comunale della città della Mole nel pomeriggio di martedì 13 marzo. Quattro consiglieri del Movimento 5 Stelle, però, non si sono presentati, facendo di fatto “saltare” il numero legale della seduta.
 
La notizia ha scatenato un vero e proprio dibattito, quello tra i favorevoli e i contrari al ritorno della rassegna a cinque cerchi in Piemonte vent'anni dopo il 2006, che ha varcato i confini della provincia di Torino, approdando anche in Granda. Sui social la discussione si è accesa dopo le dichiarazioni della consigliera regionale dei Moderati Maria Carla Chiapello, che ha definito un eventuale “no” alle Olimpiadi come una “occasione persa” anche per la nostra provincia, che avrebbe potuto affiancare quella di Torino ricevendo in cambio ritorni dal punto di vista economico e turistico.
 
Scorrendo i commenti sui social, però, la percezione è quella di una netta prevalenza del “partito” dei contrari, formato insomma da coloro che non vedrebbero di buon occhio una nuova esperienza olimpica per la nostra regione e per la nostra provincia. In tanti sottolineano gli sprechi del 2006, le strutture rimaste inutilizzate, in alcuni casi abbandonate, poco dopo la fine della manifestazione. “Con le Olimpiadi si farebbe un regalo al malaffare e alla corruzione!”, è solo uno dei tanti commenti pubblicati sui social. E il tenore delle opinioni, in molti casi, è su questa falsariga.
 
E' vero, il 2006 ha lasciato in eredità un considerevole numero di sprechi, di strutture diventate inutili ed inutilizzate poco dopo il termine delle gare: il villaggio olimpico nel quartiere Lingotto è uno degli esempi più evidenti. E' però vero altrettanto che si dovrebbe cercare un nuovo modo di vedere la realtà. Insomma, se i grandi eventi sportivi organizzati in Piemonte e in Italia nel passato sono stati esempi di malagestione e di sperpero di risorse, non significa che ci si debba arrendere al fatto che sarà sempre così.
 
Dagli errori del passato si può (si dovrebbe) imparare. Gli sbagli del passato non vanno dimenticati, né tantomeno ignorati: vanno viceversa tenuti bene a mente, in modo da evitare di ripeterli. Rassegnarsi all'idea che non possa esistere grande evento senza sprechi, senza corruzione e senza malaffare, però, non è però il modo giusto per approcciarsi alla realtà. Manifestazioni sportive di questa portata rappresentano per un territorio una vetrina internazionale con ben pochi eguali, e non si può rinunciare a tutti i ritorni positivi che un evento di portata mondiale come le Olimpiadi avrebbero sull'economia e sul turismo del territorio solo per timore di non riuscire a tenere a bada le deviazioni negative. La via giusta non è e non può essere la rassegnazione.
 
Ci può e ci deve essere un modo migliore di organizzare e gestire questo genere di manifestazioni e il flusso di finanziamenti che ne deriverebbe. Rinunciando volontariamente a mettersi alla prova, però, non lo si potrà scoprire mai.
 

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