CUNEO - Ops UBI, la mossa a sorpresa di Cattolica potrebbe avere conseguenze anche per la Fondazione CRC

Palazzo Vitale sorride per la conclusione della questione Atlantia, ma la tensione resta alta in quanto deve affrontare la rottura del fronte del Car

Samuele Mattio 16/07/2020 09:30

La Fondazione CRC, azionista di Ubi Banca con il 5,9% del capitale, continua a considerare insoddisfacente l'offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo, ma la sensazione che trapela dagli ambienti economici è che, nonostante le resistenze di palazzo Vitale, qualcosa si stia muovendo.
 
L'altro ieri, martedì 14 luglio, il Cda e il Consiglio generale dell'ente di via Roma si sono riuniti con gli advisor SocGen e studio legale Pavesio e Associati per procedere nell'esame della proposta. L’esito è noto: ”L'ops di Intesa Sanpaolo, come attualmente prospettata, presenta elementi non conformi alle attese della stessa Fondazione”. Il Consiglio generale, "ribadendo la più ampia fiducia nell'operato del presidente Genta" gli ha affidato "all'unanimità" il "mandato di proseguire nelle attività di istruttoria e interlocuzione con i vari soggetti coinvolti”. Tradotto: la porta è chiusa, ma continuiamo a parlare.
 
Nel pomeriggio di lunedì è successo qualcosa che potrebbe essere destinato ad avere un ruolo decisivo nella questione. Cattolica Assicurazioni, con una decisione assunta all’unanimità, ha aderito all’ops di Intesa, conferendo una quota dell’1%. È la prima mossa di un azionista rilevante di Ubi a favore dell’ops, ad ora pur sempre al 2,36%.
 
Ma mai come in questo caso è valido il detto “Fa più rumore un albero che cade di un' intera foresta che cresce”. La compagnia guidata da Paolo Bedoni ha rotto il fronte del Car - il patto dei grandi soci di cui fa parte anche la Fondazione CRC - dopo aver portato la sua quota dallo 0,5 all’1%.  La cooperativa veronese aveva raddoppiato la quota del capitale detenuta in Ubi Banca solo cinque mesi fa con l'obiettivo di entrare nel Car per rafforzare la posizione contraria alla mossa di Intesa Sanpaolo, in quanto fin da subito il patto degli azionisti aveva bollato l’offerta come “irricevibile e ostile”.
 
“La scelta di Cattolica appare probabilmente motivata da ragioni che non sono comuni a quelli della generalità degli azionisti di Ubi Banca”, hanno fatto notare fonti del Car al Sole 24 Ore. Intanto la Fondazione Banca del Monte di Lombardia ha aperto a un’analisi senza pregiudizi dell’ops, affidata a SocGen, il medesimo advisor della Fondazione CRC.
 
Ed è qui che casca l’asino. Il presidente dell’ente pavese, Aldo Poli, è anche vice presidente di Cattolica (di cui la sua Fondazione è seconda azionista). Se, come sostengono i ben informati, l’ente lombardo si accodasse alla compagnia assicurativa e decidesse di accettare l’ops di Intesa San Paolo , la Fondazione CRC si ritroverebbe in difficoltà in quanto l’advisor (SocGen n.d.r) è in comune con Pavia. È improbabile che si arrivi a due decisioni opposte partendo dai medesimi dati, ma non è possibile escludere nessun tipo di scenario. Di certo la strada verso la scalata di Intesa San Paolo a Ubi è tutt'altro che spianata.
 
Al momento la partita resta aperta, ma dalle parti di via Roma la tensione è alta, nonostante la conclusione felice della questione Atlantia. La CR Cuneo aveva investito nella SpA attiva nel settore autostradale 27 milioni nel 2016 e oltre 22 milioni nel 2017: l’accordo avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì ha evitato la revoca della concessione ai Benetton, con tutte le (positive) conseguenze del caso per gli investimenti di palazzo Vitale.

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